Il leader del PSD aveva fatto già da qualche settimana la sua scelta, optando per la professione piuttosto che la prosecuzione nella responsabilità a tempo pieno della forza politica, e gli organismi interni al PSD sono stati chiamati a decidere come gestire la fase transitoria fino al Congresso che si dovrà celebrare nei prossimi mesi.
Il primo atto è stato quello di rigettare le dimissioni di Chiaruzzi, chiedendogli di restare al timone del PSD congiuntamente al Presidente, Giuseppe Morganti, ma l’ormai ex segretario non ha avuto alcun tentennamento: ringraziato per l’attestazione di stima del suo partito ha preferito confermare la scelta fatta e dedicarsi alla sua professione originaria, alla quale è tornato senza ripensamenti.
L’Ufficio di Segreteria affiancherà ora Morganti nella gestione politica del PSD fino all’appuntamento congressuale e giovedì sera, in occasione della riunione della già fissata per l’organo della Segreteria politica, sarà delineata espressamente la proposta di traghettamento.
Non condivide il consigliere Roberto Raschi che, in una nota, auspica la nomina invece di un Commissario o di un Segretario facente funzione, piuttosto che un comitato di gestione, composto da più persone. Ma Raschi si spinge oltre e nella sua analisi politica diffusa alle redazioni, evidenzia la fase di disgregazione che attraversa il Paese e che ha messo il PSD nella condizione di partito di maggioranza relativa. “Si deve cercare – afferma – una controparte forte e proporre una politica di progresso. Si deve ragionare sulle coalizioni e le aggregazioni, come prevede la nuova legge elettorale, per fornire al nostro elettorato programmi politici concreti che restituiscano a San Marino un ruolo importante, un’intesa progettuale, nuove basi sulle quali costruire un’idea forte, lungimirante e coerente con il nostro mandato”.
Parole che possono essere interpretate come una critica alle scelte fatte dal suo partito fino ad ora, far pensare quasi ad una messa in discussione delle alleanze sulle quali ci si è già impegnati, come quella con Alleanza Popolare. “Non è così - spiega però lo stesso Raschi –. Certo avrei preferito una scelta diversa da quella dell’Ufficio di Segreteria. La mia riflessione vuole proporre semplicemente una valutazione attenta delle condivisioni progettuali, la ricerca delle aggregazioni forti evitando ogni estremismo. Si devono privilegiare i dialoghi tra quelle parti che dimostrano matrici e interessi comuni e non con chi le nostre impostazioni e i ragionamenti li sente più distanti”.
Il primo atto è stato quello di rigettare le dimissioni di Chiaruzzi, chiedendogli di restare al timone del PSD congiuntamente al Presidente, Giuseppe Morganti, ma l’ormai ex segretario non ha avuto alcun tentennamento: ringraziato per l’attestazione di stima del suo partito ha preferito confermare la scelta fatta e dedicarsi alla sua professione originaria, alla quale è tornato senza ripensamenti.
L’Ufficio di Segreteria affiancherà ora Morganti nella gestione politica del PSD fino all’appuntamento congressuale e giovedì sera, in occasione della riunione della già fissata per l’organo della Segreteria politica, sarà delineata espressamente la proposta di traghettamento.
Non condivide il consigliere Roberto Raschi che, in una nota, auspica la nomina invece di un Commissario o di un Segretario facente funzione, piuttosto che un comitato di gestione, composto da più persone. Ma Raschi si spinge oltre e nella sua analisi politica diffusa alle redazioni, evidenzia la fase di disgregazione che attraversa il Paese e che ha messo il PSD nella condizione di partito di maggioranza relativa. “Si deve cercare – afferma – una controparte forte e proporre una politica di progresso. Si deve ragionare sulle coalizioni e le aggregazioni, come prevede la nuova legge elettorale, per fornire al nostro elettorato programmi politici concreti che restituiscano a San Marino un ruolo importante, un’intesa progettuale, nuove basi sulle quali costruire un’idea forte, lungimirante e coerente con il nostro mandato”.
Parole che possono essere interpretate come una critica alle scelte fatte dal suo partito fino ad ora, far pensare quasi ad una messa in discussione delle alleanze sulle quali ci si è già impegnati, come quella con Alleanza Popolare. “Non è così - spiega però lo stesso Raschi –. Certo avrei preferito una scelta diversa da quella dell’Ufficio di Segreteria. La mia riflessione vuole proporre semplicemente una valutazione attenta delle condivisioni progettuali, la ricerca delle aggregazioni forti evitando ogni estremismo. Si devono privilegiare i dialoghi tra quelle parti che dimostrano matrici e interessi comuni e non con chi le nostre impostazioni e i ragionamenti li sente più distanti”.
Riproduzione riservata ©