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Voto estero e articolo 7, è polemica

28 ago 2008
Urna
Urna
Sta diventando uno degli argomenti che rischiano di infiammare ulteriormente una campagna elettorale che già si preannuncia piuttosto calda. Accettato l’emendamento che riguarda il voto estero, con l’abrogazione della possibilità di esprimere il voto di lista per chi vive oltre confine, l’ultima sessione parlamentare aveva accolto anche la richiesta di abrogazione dell’articolo 7 della legge sulla cittadinanza, quello che imponeva ai sammarinesi residenti all’estero, al compimento del 18esimo anno, la residenza effettiva in territorio da almeno 5 anni per poter esprimere il proprio diritto di voto. Ma questa abrogazione non potrà essere applicata, dal momento che la Commissione elettorale ha già provveduto, nei termini di legge, all’aggiornamento delle liste in febbraio. “Un fatto molto grave – afferma Giuseppe Morganti – che discrimina i cittadini impedendo di esercitare un diritto a chi diventa maggiorenne dopo quella data. Un cavillo burocratico – aggiunge – che non tiene conto di un fatto nuovo, l’approvazione di un provvedimento legislativo da parte del Consiglio Grande e Generale”. Un aggiornamento che dovrebbe essere automatico, per l’esponente del Psd, che annuncia un provvedimento integrativo alla legge, che verrà presentato nella sessione consiliare del 15 settembre, quando il parlamento tornerà a riunirsi per la nomina dei nuovi Capitani Reggenti.

“O Morganti non è informato o vuole fare polemica a tutti i costi”. Il segretario agli Interni replica contrariata a quello che ritiene un attacco personale e invita fermamente a non confondere il ruolo istituzionale con quello politico e a non mettere in discussione la sua imparzialità. “Ciò che impedisce l’inserimento dei giovani residenti all’estero non è – dichiara - un motivo futile o burocratico, ma il rispetto della legge elettorale che fissa al 28 febbraio la data ultima e irrevocabile per il completamento delle liste elettorali”. La questione riguarda circa 650 cittadini diventati maggiorenni dal 2000 ad oggi, da quando cioè quell’articolo 7, oggi abrogato, fissò le regole in materia. “Il Consiglio Grande e Generale – spiega il segretario agli Interni – avrebbe dovuto prevedere con apposito articolo di legge la riapertura straordinaria delle liste elettorali dell’anno 2008, come fece nel 2007 a seguito dell’istituzione dei seggi esteri. Ma così non è stato. La divergenza riguarda anche i costi effettivi dell’articolo 22 della nuova legge, teso a favorire la comunicazione delle forze politiche. La spesa prevista per la propaganda elettorale – spiega il segretario Ciavatta – è di 600mila euro. Avevo proposto di limitare alcune attività previste da quell’articolo, per ragioni di buon senso e di sana amministrazione, senza nulla togliere all’informazione e alla parità e Morganti queste cose le dovrebbe sapere”.

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