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Il voto estero rompe la maggioranza

18 nov 2003
Il voto estero rompe la maggioranza
La rottura era nell’aria e nell’ultimo colloquio utile per ritrovare un’intesa si è manifestata. Alleanza Popolare batte i pugni sul tavolo della trattativa e poi lo abbandona in netto dissenso sull’impostazione della riforma elettorale con riferimento particolare al voto estero. Non ci sono le condizioni – dichiara il coordinatore, Roberto Giorgetti – e neppure i presupposti per affrontare la questione con la chiarezza necessaria. Alleanza se ne va ma gli altri 4 partiti restano impegnati nel confronto che proprio su questo punto si fa più delicato. Sul tavolo la proposta dei Democratici, che dichiarano di condividere appieno quanto indicato nell’ordine del giorno approvato, per una distinzione dei collegi fra residenti ed elettori esteri, senza la possibilità di prevedere un travaso di voti dall’uno all’altro collegio. La nostra mediazione – spiega il segretario, Giuseppe Morganti – è centrata sulla possibilità di modellare il collegio estero in maniera tale da garantire dignità al voto estero e non umiliare i cittadini residenti fuori territorio. Alleanza Popolare fa sapere di aver condiviso questa impostazione ma di non aver ravvisato la possibilità d’intesa a causa delle chiusure dimostrate soprattutto dalla DC. Con questo – aggiunge Giorgetti – è per noi tramontata l’unica proposta concreta che c’era sul tavolo, le altre ipotesi le abbiamo ritenute decisamente fuori dal contesto. AP rivela di aver avanzato anche un proprio suggerimento: il voto riservato ai residenti con un’unica cittadinanza ovunque risiedano e a coloro che sono nati a San Marino ed emigrati successivamente, ma anche questa – spiega Giorgetti - non c’è stata la possibilità di svilupparla. Ora tutto passa nelle mani dei 4 partiti che restano protagonisti della trattativa: siamo disponibili a ragionare su contenuti che imprimano una forza decisiva al paese – fa sapere il ledere dei democratici - sia sotto il profilo istituzionale che economico. Siamo altrettanto convinti – aggiunge Morganti - che il governo sia straordinario e debba avere obiettivi molto ben dettagliati prima di nascere, una durata proporzionata agli obiettivi e soprattutto con una struttura organizzativa capace di consentire alle forze politiche di controllare l’efficacia e l’applicazione del progetto specifico.
Si è tentata ogni strada di mediazione – dichiara il Presidente della DC, Cesare Gasperoni – ma abbiamo incontrato rigidità tali da non consentire alcuna possibilità di intesa. Non possiamo accettare lo svilimento del voto estero e degli elettori emigrati. La divisione dei collegi ci sembrava già un punto importante- aggiunge Gasperoni - sul resto si doveva parlare. Abbiamo invece perso molti giorni in uno scontro su un aspetto che non è quello fondamentale per il paese, che attende ben altre risposte. Non sono queste le priorità. Adesso continueremo a ragionare con chi è disponile sulle altre questioni, pur non tralasciando il voto estero per il quale si deve certamente trovare un sistema che valorizzi il voto interno, salvaguardi il diritto di coloro che risiedono all’estero ed eviti ogni fenomeno distorsivo. Alleanza Popolare – gli fa eco il segretario del partito socialista, Mauro Chairuzzi - non ha capito la validità di un percorso importante che si è avviato. Siamo convinti della straordinarietà del momento ed è per questo che abbiamo perseguito a tutti i costi l’allargamento alle forze responsabili. Ora non possiamo che essere rammaricati della scelta di AP, di lasciare il tavolo della trattativa, che denota anche una mancanza di fiducia. Abbiamo fatto tutti gli sforzi per tenerli ancorati a quel tavolo, ma non ci sono state le condizioni. Il confronto però – prosegue Chiaruzzi – va avanti e ci auguriamo che la forze rimaste possano trovare l’accordo necessario per raggiungere quegli obiettivi che ci siamo proposti.

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