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Zona Franca: duro giudizio sul congresso PDCS

13 apr 2005
Nulla lega più la Democrazia Cristiana al Partito dei Socialisti e Democratici. L’affermazione è di Zona Franca, che ritiene il congresso appena concluso abbia evidenziato la lontananza della DC dalla realtà sammarinese. Per questo – aggiunge – chiediamo al nostro partito un atto di coraggio, un governo senza la Democrazia Cristiana. Tre, scrive, le questioni fondamentali sulle quali i democristiani sono in minoranza rispetto agli altri partiti: l’Europa, la Riforma Costituzionale, la Legge Elettorale. Sul primo aspetto – scrive zona Franca – il Psd e altri sono per una pre adesione all’Unione Europea, la DC intende restarne fuori; sulla riforma costituzionale solo la DC ribadisce il suo no preferendo restare in un fantomatico solco della tradizione e infine la legge elettorale su cui rileviamo - scrive sempre Zona Franca – la netta contrarietà della Democrazia Cristiana a modificare l’attuale sistema. La mozione finale del Congresso, per Zona Franca, risalta le differenze incolmabili con gli alleati di governo ma anche con altri partiti. Una mozione, aggiungono, che denunci l’incapacità di questo partito a governare il paese. Ma gli esponenti della corrente interna dell’allora Partito dei Democratici rincarano la dose delle critiche definendo risibile anche l’apporto democristiano al governo straordinario. Affermazioni forti che suonano come una vera bomba lanciata nella maggioranza ma anche in casa dei socialisti e democratici, che ora sono chiamati a far conoscere l’eventuale grado di condivisione delle feroci critiche oppure a prendere le distanze da quella corrente interna che si pensava decaduta dopo la celebrazione del Congresso di unificazione.

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