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Addio a Florian Schneider, uno dei fondatori dei Kraftwerk

Con la sua band ha influenzato la musica dei decenni successivi come forse solo i Beatles

di Mirco Zani
6 mag 2020
Addio a Florian Schneider, uno dei fondatori dei Kraftwerk

La storia dei Kraftwerk inizia nel 1970, quando Florian Schneider e Ralf Hütter, musicisti di formazione classica, debuttano già col quel nome che li farà diventare famosi in tutto il mondo. Per qualche anno avevano provato con un altro nome "Organisation", citando Stockhausen e Pierre Schaeffer. Ma con la loro “centrale elettrica” influenzeranno la musica dei decenni successivi come forse solo i Beatles, pur partendo da Düsseldorf, alla periferia di tutto ciò che è rock e pop: dal new romantic alla techno, passando per l'ambient, l’house, l’hip hop e mille altri generi. Come tutti quelli che sperimentano portando aria nuova anche loro hanno fatto proseliti, in tanti hanno ripreso da loro l'idea che le macchine potessero diventare strumenti musicali.


Anche il Duca David Bowie aveva omaggiato Schneider, nel suo album Heroes del 1977 . Con un brano quasi totalmente strumentale dal titolo "V-2 Schneider", come il musicista tedesco. Anche i  Coldplay  in un singolo di qualche anno fa, hanno camionato la loro "Computer Love", tratto da "Trans Europe Express" sono nati insieme gli Einstürzende Neubauten e Afrika Bambaataa, e i Daft Punk si sono scoperti nipoti di Philip Glass. In "Tour de France" i rumori diventano musica, si intrecciano con le percussioni, si scompongono e si moltiplicano, si alternano con linee melodiche che rimandano alla tradizione sinfonica tedesca.  Nel 1975 pubblicano "Radioactivity"  con il brano che da il titolo che è un delirio lucidissimo di suoni e rumori, una curiosità: il pezzo omonimo che rimarrà  uno dei loro più noti,  nel 1975, quando fu pubblicato, sembrava una dichiarazione d’amore per l’energia nucleare,nel tempo è diventato un manifesto ecologista, con una strofa cantata in giapponese per ricordare Fukushima; per ottenere tutto questo e capovolgerne il senso è bastato aggiungere una parola al ritornello facendolo diventare “Stop radioactivity”.



I Kraftwerk, sotto la guida di Schneider, che nella band era al sintetizzatore, al vocoder, al flauto, al sax e molto altro,  hanno pubblicato 10 album da studio, tra cui l'acclamato "Autobahn" del 1974, aveva lasciato la band nel 2008.  Grammy per il miglior album dance/elettronico del 2017 per il 3D "The Catalogue", è andato a loro, ma non solo, sono stati anche insigniti del premio alla carriera nel 2014. Della formazione originale oggi rimane solo Ralf Hütter, ma loro, i Kraftwerk sul palco sono sempre saliti in quattro infatti , oltre a Hütter, Henning Schmitz e Fritz Hilpert c’era Falk Grieffenhagen, che non suona ma controlla gli effetti video. Il loro spettacolo è di teutonica precisione e complessità, un opera d’arte totalmente wagneriana costruito con computer e tecnologie digitali.Avevano annunciato anche un tour per celebrare il 50° anniversario, che avrebbe toccato anche l’Italia, cancellato poi per il coronavirus. La storia dei Kraftwerk si tinge a lutto dal 6 Maggio dopo la notizia della scomparsa proprio di Florian Schneider anche se la voce circolava da qualche ora, ma la conferma è arrivata dopo che già su Twitter si moltiplicavano gli omaggi. Ma ci piace pensarlo sul palco vestito con la camicia rossa e l'immancabile cravatta nera, come nella copertina di "The Man Machine" esibirsi  dove il cielo è sempre azzurro e il progresso arriva sulle rotaie di un treno... ovviamente il "Trans Europe Express"




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