Logo San Marino RTV

Árpád Weisz e quell'ultimo scudetto

Ungherese di nascita, bolognese d'adozione ebreo d'origine morto ad "Auschwitz"

11 feb 2020
Árpád Weisz e quell'ultimo scudetto

Il calcio non è solo moviola, VAR, rigori non dati o gol mancati, a volte racconta storie di uomini che ci toccano nel profondo per intensità e contenuti. Quella di Árpád Weisz è proprio una di quelle, che mescola lo sport, le vittorie in campo con la guerra e le sue assurde, atroci e per tanti versi incomprensibili leggi che la regolano. Árpád Weisz, a volte italianizzato in Arpad Veisz classe 1896 era nato a Solt,una città situata nella provincia di Bács-Kiskun, nell'Ungheria meridionale, da famiglia di origine ebrea, dopo una breve esperienza nel calcio italiano degli anni 20, inizia una brillante carriera da allenatore arrivando a vincere il suo primo scudetto con l'ambrosiana Inter, a soli 34 anni, e successivamente due con il Bologna.  Siamo nel campionato 1930/31 e sempre alla guida dell'Ambrosiana Weisz si piazza solo al 5° posto, la cosa non piace alla dirigenza che decide di non rinnovargli il contratto. Decide di spostarsi a Bari dove guida la squadra biancorossa alla salvezza con permanenza nella massima serie, grazie ad un vittorioso spareggio, giocato sul campo neutro di Bologna contro il Brescia per 2 reti ad 1.L'anno dopo nel 1932 l'Ambrosiana lo richiama per iniziare il nuovo corso del presidente, il facoltoso Ferdinando Pozzani, ben visto dal regime fascista. nei due campionati sulla panchina nerazzurra Weisz colleziona due secondi posti, raggiungendo la finale della Coppa dell'Europa Centrale 1933.

Lasciata Milano si trasferisce a Novara, allora in serie B dove allena solo 6 mesi, costruendo però l'intelaiatura che arriverà seconda nel girone A, per poi ottenere l'anno successivo la prima promozione gaudenziana in massima serie. Poi nel gennaio 1935 diventò allenatore del Bologna di Renato Dall'Ara, subentrando a un altro ungherese, Lajos Kovács; Weisz prese in mano una squadra in crisi dinanzi a uno storico dominio juventino, ma riuscì comunque a traghettarla al sesto posto. L'anno successivo, utilizzando solo 14 giocatori, record tutt'oggi imbattuto, Weisz pose fine al succitato ciclo bianconero, conquistando il terzo scudetto della storia bolognese, diventò il primo allenatore a vincere il campionato italiano con due squadre diverse.[6] Dodici mesi dopo mise in bacheca il secondo tricolore consecutivo con i rossoblù, e frattanto nel 1937 si aggiudicò il prestigioso Trofeo dell'Expo di Parigi, battendo in finale il Chelsea per 4-1. 

Annata trionfale che Árpád non riuscirà a bissare l'anno dopo finendo solo al 5° posto. Tutto cambiò improvvisamente nel 1938, quando l'allenatore felsineo, a causa delle leggi razziali che prevedevano l'abbandono del Paese da parte degli ebrei arrivati dopo il 1919, diventò semplicemente un israelita di nazionalità straniera, vedendosi costretto a lasciare il suo lavoro e l'Italia per rifugiarsi con la sua famiglia prima a Bardonecchia, poi a Parigi e infine a Dordrecht, nei Paesi Bassi. Qui Weisz venne ingaggiato come allenatore della squadra locale dal presidente Karel Lotsy, il quale lo volle fortemente per migliorare il livello calcistico olandese, dove questo sport era ancora totalmente dilettantistico. Al suo primo anno, Weisz salvò il Dordrechtsche dalla retrocessione, vincendo il decisivo spareggio contro l'Utrecht. Nelle due stagioni successive, poi, diventò una sorta di eroe locale, conquistando due quinti posti e battendo formazioni ben più quotate come l'Ajax o i futuri campioni del Feyenoord. Dal maggio 1942, però, la situazione iniziò a peggiorare sensibilmente: la Germania nazista aveva conquistato i Paesi Bassi, gli ebrei furono costretti a portare una stella gialla sulle giacche e lo stesso Weisz non poté più lavorare il tecnico era stato infatti licenziato dal Dordrechtsche a causa di un consiglio-minaccia da parte del commissariato di polizia.La famiglia, almeno inizialmente, riuscì a sopravvivere nella piccola città olandese, grazie all'aiuto economico dei dirigenti della sua ex squadra, ma il 2 agosto 1942 i Weisz vennero arrestati dalla Gestapo.

Pochi giorni dopo arrivarono nel campo di transito di Westerbork, nel nord-est dei Paesi Bassi  da dove passò, tra gli altri, Anna Frank. Il successivo 2 ottobre la famiglia Weisz partì su di un altro treno diretto ad Auschwitz: dove trovò la morte in una camera a gas il 31 gennaio 1944, a 47 anni.





Riproduzione riservata ©