Nella Val Gardena, nel cuore delle Dolomiti altoatesine, tra i larici che cambiano colore e i profili frastagliati delle vette, ogni autunno si ripete un fenomeno naturale che attira appassionati e curiosi: il cosiddetto Burning Dolomites.
Tra settembre e novembre, quando le giornate si accorciano e l’aria diventa più limpida, le pareti delle montagne si tingono di rosso e arancio, come se stessero prendendo fuoco.
Non è un effetto artificiale o un’invenzione pubblicitaria, ma una combinazione di luce, geologia e stagione che trasforma le Dolomiti in un teatro di riflessi e ombre mutevoli.
Il fenomeno nasce dall’incontro tra la luce del tramonto e la composizione delle montagne stesse. Le Dolomiti devono il loro colore alla dolomia, un minerale che reagisce in modo particolare ai raggi bassi del sole.
Quando la luce arriva quasi di taglio, il minerale riflette le lunghezze d’onda più calde e l’intera parete assume sfumature che vanno dal rosso al rame.
In autunno, poi, l’atmosfera è più stabile, l’aria più trasparente, e il sole scende più rapidamente: la combinazione di questi fattori amplifica l’effetto.
La vegetazione fa la sua parte, con i larici che diventano giallo-oro e intensificano il contrasto tra bosco e roccia.
Il periodo migliore per assistere al fenomeno è la finestra che va da metà settembre a inizio novembre.