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Fedez: 'Non voglio fare l'intellettuale. Faccio musica e mi preparo al mio declino inevitabile'

9 dic 2015
Fedez: 'Non voglio fare l'intellettuale. Faccio musica e mi preparo al mio declino inevitabile'
Se non fosse Fedez, sarebbe Federico Leonardo Lucia. Forse meccanico a Buccinasco, come appare per gioco nelle foto di Vanity Fair, che gli dedica la copertina del numero in edicola da oggi, vigilia della finale di X Factor: "Avrei un lavoro normale, umile come umile è la realtà da cui provengo", dice nell'intervista al giornale.
"Ho avuto tantissimo culo - dice - e so che la fortuna potrebbe esaurirsi da un momento all’altro. La paura di sparire all’improvviso esiste e io mi preparo. Cerco di accettare nella maniera più sana possibile il mio declino inevitabile. Io so da dove vengo e so dove posso tornare".
Fedez per Vanity Fair posa con la nonna Luciana, "che ancora vive nelle case popolari al Giambellino", e racconta le sue origini: "Vivevamo in una casa modestissima presa con il mutuo da mio padre. Faceva l’orefice. Con la crisi dell’oro, nel 2001, perse tutto. Il lavoro e anche la sapienza da artigiano, affinata per anni. Si è riciclato come magazziniere. Mia madre invece gestiva l’archivistica di una multinazionale. Scartoffie, documenti, 1.500 euro di stipendio".
Non per questo accarezza la retorica degli umili natali: "Buccinasco non è il Bronx, e sa essere molto borghese... Non mi è mai mancato niente e non mi hanno neanche mai sparato a una gamba... Qui da noi, in Italia, nessuno può vantare le biografie dei rapper americani ed è stato triste ascoltare storie familiari di sofferenza che poi abbiamo scoperto essere completamente false".
"Dei detrattori - sottolinea - ho imparato a sbattermene le palle. Del resto non sono mai stato popolare, neanche da adolescente. Stavo sempre per conto mio. Al primo colpo non sto simpatico, non riesco a farmi voler bene né ad affascinare... Ambizioso lo ero, anche a 15 anni. Magari non c’era l’ambizione di diventare ricco, ma quella di sfogarmi e liberarmi di un’aggressività repressa. Noi siamo una generazione di spiantati. Cresciuti senza radici, senza punti di riferimento".
Sbagliano, cazzo se sbagliano. Di Battista non è il nuovo Berlinguer, ma è molto meglio della merda che ha intorno".

(Vanity Fair)

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