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Gli Aristogatti

A 50 anni dal loro esordio andiamo a vedere cosa cambiò in corso d'opera

di Mirco Zani
11 dic 2020
Gli Aristogatti

Diretto da Wolfgang Reitherman, il ventesimo classico di Walt Disney, e il terzo ambientato in Francia, dopo Cenerentola (1950) e La bella addormentata (1959), è ispirato a una storia vera, avvenuta a Parigi nei primi anni del ‘900, quando una famiglia di gatti ereditò una fortuna da una ricca signora. Gli Aristogatti, arriva nelle sale l'11 dicembre 1970, tramandandosi di generazione in generazione fino a diventare un cult. I gatti più aristocratici del cinema d'animazione festeggiano 50 anni, basato su una storia di Tom McGowan e Tom Rowe, narra le vicende di una famiglia di gatti che vive serenamente la propria esistenza  presso la casa di un’anziana aristocratica francese. Tutto bellissimo fino a quando il perfido Edgard, il maggiordomo di Milady, origliando un incontro tra la dama e il suo notaio, impara che l'intera eredità della padrona andrà ai suoi amati gatti. Edgard non lo può accettare, deve fare qualcosa,  decide perciò di rapire e  fare sparire l'intera famigliola di gatti così da diventare l’unico erede della ricca signora. Cominciamo con il dire che in origine sarebbe dovuto trattare di un episodio in live-action della serie tv antologica Disneyland, uscita nel 1954, e soltanto in un secondo momento si optò per la realizzazione del film. I gatti previsti nella sceneggiatura originale erano invece quattro: uno chiamato Waterloo venne poi rimosso. Tra le altre rilevanti modifiche alla sceneggiatura, va necessariamente citata l’assenza di una complice al maggiordomo Edgar, inizialmente invece prevista.





Il primo incontro dei mici nel loro viaggio verso casa è un gatto chiamato Romeo noto come “er mejo gatto der Colosseo", con la voce di Renzo Montagnani, nella versione originale invece  è irlandese e si chiama Thomas O’Malley.   L’iconico brano “Tutti quanti voglion fare jazz” non “suona” per niente così nell’edizione originale. E' infatti “Everybody wants to be a cat”, “tutti vogliono essere un gatto”. Il gioco di parole è presto fatto: nell’ambiente musicale “cat” sta a indicare proprio un amante del jazz. Non a caso il grande "Louis Armstrong" avrebbe dovuto doppiare Scat Cat, il gatto trombettista e leader della band. Quando Satchmo si ammalò, però, fu costretto a rinunciare. Il gatto inglese Hit Cat è invece una caricatura di John Lennon. Gli Aristogatti incassò al botteghino 55,7 milioni di dollari e venne candidato per l’AFI’s Top 10 nel genere “Animazione”. Ebbe la nomination nella categoria “Miglior registrazione per bambini” ai Grammy Award del 1971 e si aggiudicò il Golden Screen nel 1973 e nel 1981.

Per la cronaca: nel febbraio 2019 il sarto e designer di moda Karl Lagerfield ha deciso di lasciare la sua eredità a Choupette, la sua gatta bianca di sette anni. La dote “intascata” dal felino ammonterebbe a circa 170 milioni di dollari.




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