Buongiorno da Mersin

Buongiorno da Mersin.
Inauguro il nostro bloggettino (pessimo vezzeggiativo al ribasso) dopo la Cerimonia di apertura. L'ho fatto di proposito per evitare considerazioni sociopolitiche che avrebbe il doppio effetto di rendermi ridicolo agli occhi dell'annoiato lettore oltre probabilmente a privarmi della libertà personale. Lascio quindi i commenti a giudici terzi, non essendo ne' giudice ne' Terzo ma semplicemente Roberto. C'è un caldo che spacca la pietre quaggiù anche se come diceva mia nonna "col secco si sente meno". Secco, come la pelle liofilizzata dai condizionatori fissi sui 18 che spappolano la cervicale. Gli impianti sportivi invece sono nuovi e bellissimi. Lo stadio della cerimonia di apertura e' stato costruito in 100 giorni a dar l'idea di un'efficenza importata e molto a progetto. Peccato che questo restyling non abbia compreso i trasporti in mano a svogliati chauffeur che arrivano se e quando vogliono loro, non parlano una parola d'inglese e fanno giri lunghissimi per giungere a destinazione quando il tassametro corre e distanze che si riavvicinano sul forfait. In questo la Turchia non è lontana. C'è un ponte che divide la Mersin nuova, turistica, medioborghese da quella più vecchia, araba, baraccata. Dove la curiosità di chi ,come me esercita il turpe mestiere del giornalista e' già stata parzialmente soddisfatta dal tassista. Quello che succede o può succedere pare sia meglio farselo dire. Inchiestina? Per il momento preferisco il tiro con l'arco.

Roberto Chiesa

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