San Marino doveva essere decisiva e infatti lo è stata, perché la classifica definitiva della Coppi e Bartali si è delineata con due tappe d'anticipo già sullo Stradone. Dove i primi 4 della frazione sono diventati anche i primi 4 della generale, con distacchi rimasti invariati fino alla conclusione. Per la gioia di Eddie Dunbar, diventato il primo irlandese a entrare nell'albo d'oro dopo aver dominato l'edizione: 4 tappe su 5 in maglia bianca, strappata a Schmid sul traguardo di Longiano e mai più persa. Principalmente grazie a alla sua tenuta nella San Marino-San Marino: quando il compagno di squadra Tulett ha strappato è rimasto a tiro, difendendo la posizione su Hirschi e Carr, senza contendergli la vittoria e al contempo assicurandosi il margine di sicurezza per non perdere il primato. E lì, come detto, si è cristallizzato il tutto: al traguardo del Titano Dunbar ha 9” su Tulett, 24” su Hirschi e 30” su Carr e lo stesso è, alla fine della corsa, a Cantagrillo.
La prova di forza di Dunbar non è comunque scindibile da quella di una Ineos Grenadiers pigliatutto o quasi, che ha fatto la voce grossa in ogni graduatoria e monopolizzato la gestione del gruppo in ogni fase saliente della corsa. Classifica a squadre, primi due posti della generale, maglia arancione di miglior giovane con Tulett e maglia rossa dei punti con Hayter, che ha pure vinto la seconda tappa: questo il bottino conclusivo della Ineos. Resta fuori la maglia verde degli scalatori di Andrea Garosio, che se l'è guadagnata, guarda caso, proprio a San Marino. Il resto, eccezion fatta per lo squillo di van der Poel di Montecatini, è roba della QuckStep, in parata sull'ultimo traguardo con Cerny, vincitore di tappa, e Cavagna. I due sono fuggiti ai -35 km insieme all'altro componente del podio, Goldstein. Poi Cerny è andato in solitaria e, una volta che anche Cavagna ha preso il margine sul terzo incomodo, ha rallentato e l'ha aspettato, per uno scenico arrivo mano nella mano che ha fatto da sipario calante.