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Djokovic vince il secondo set: ricorso accolto, al governo l'ultima parola

La Corte Federale di Melbourne ha annullato la cancellazione del visto del tennista: domani il ministro dell'immigrazione australiana deciderà se respingerlo o meno.

10 gen 2022
Djokovic vince il secondo set: ricorso accolto, al governo l'ultima parola

L'infinita – e grottesca – vicenda Djokovic continua a regalare colpi di teatro, per ora la certezza è che, in attesa del verdetto finale, il secondo set se l'è aggiudicato il serbo. Il tribunale di Melbourne ha annullato la decisione di cancellare il visto al n°1 dell'ATP, ora libero di lasciare il Park Hotel – dove si trovava con gli altri immigrati in attesa di giudizio – e di allenarsi in vista dell'ormai prossimo Australian Open, al via lunedì prossimo. Libertà per così dire condizionata, perché l'ultima parola spetta al ministro dell'immigrazione australiana, Alex Hawke. In base al Migration Act, al ministro spetta il potere personale di cancellazione di un visto, qualora lo ritenesse: la decisione definitiva dovrebbe arrivare domani, nella notte italiana. Dinanzi alla corte australiana è passata la tesi dei legali di Djokovic, secondo i quali il loro assistito, al suo arrivo all'aeroporto, non sarebbe stato messo in condizioni di esporre le sue ragioni. Ritirargli il visto è stata “una decisione irragionevole” secondo il giudice Anthony Kelly, che dunque ne ha disposto il rilascio entro 30 minuti.

Djokovic, non vaccinato, era partito per Melbourne – dove, per le leggi dello Stato di Victoria, si può entrare solo se vaccinati – in virtù di un'esenzione concessagli da Tennis Australia, in quanto recentemente guarito dal covid. Esenzione quantomeno discutibile: la prova della sua positività si fonda su un tampone positivo del 16 dicembre, peccato che il giorno dopo il tennista abbia partecipato – con tanto di foto a supporto – a un evento pubblico a Belgrado. In attesa del verdetto definitivo del ministro Hawke, il contorno alla vicenda Djokovic si arricchisce di ulteriori particolari. Tra fake news su un suo arresto – arrivate dalla Serbia e smentite dall'Australia – e la festa dei suoi sostenitori, scesi per strada con tanto di sciarpe e bandiere serbe. Davanti al Park Hotel nei giorni scorsi, davanti agli uffici dove Djokovic ha atteso la sentenza, oggi.




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