IAAF, accusato ex presidente: coprì casi di doping in cambio di 200.000 euro

Non solo FIFA, anche la IAAF finisce in mezzo al vortice corruzione. L'ex presidente – l'82enne Lamine Diack – è stato accusato lunedì a Parigi per corruzione passiva e riciclaggio aggravato in materia di doping. Nel calderone ci finisce anche un suo consulente giuridico, Habib Cissé.
Diack avrebbe coperto casi di positività all'antidoping in cambio di 200.000 euro – se non di più – provenienti dalla federazione russa. Il senegalese – sotto controllo giudiziario – è ora in libertà.
Questo, in estrema sintesi, quanto riportato in un dossier nato da inchieste interna alla WADA e alla Federazione Internazionale dell'Atletica Leggera in generale; inchiesta che si è resa necessaria dopo i tanti casi dei mesi scorsi.
Scattato il giro di perquisizioni, disposte dal giudice francese Renaud Van Ruymbeke, a partire dalla Federazione Internazionale a Montecarlo. Il magistrato ha qui incontrato il neo presidente IAAF Sebastian Coe, insediato in agosto. Il responsabile del dipartimento antidoping ai tempi della presidenza Diack – il dott. Gabriel Dollé – è in stato di custodia cautelare a Nizza. La vicenda aveva portato anche alle dimissioni del presidente della Federazione russa, Valentin Balakhnichev. Non era scampato all'ondata dimissionaria nemmeno Papa Massata Diack, figlio di Lemine, che aveva lasciato il suo ruolo di consulente marketing dopo aver subito accuse di corruzione. La IAAF ha oggi confermato la propria piena collaborazione con la polizia francese.

LP

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