Otto anni fa moriva Marco Pantani

Otto anni fa moriva Marco Pantani.
E’ andato sbattere contro i mostri del male che aveva sempre combattuto, se ne è andato da solo, la sera di San Valentino, in una stanza al quinto piano di un residence a pochi chilometri dalla sua bella villa. Ha preferito lasciare i ricordi e le cose buone a Cesenatico, perché anche l’uscita di scena è stata una scelta. Il campione vittima di un cocktail in cui dentro c’è finito di tutto, mescolato con la rabbia di chi da quel giorno di Madonna di Campiglio si è chiuso in un recinto lontano dal branco come un leone ferito. Perché fosse così amato lui che in carriera ha vinto meno corse di quanto Merckx ne vincesse in un solo anno, resta mistero semplice e complicato al tempo stesso. Piace perché esalta, spiana le salite, corruccia la fronte dopo il gesto del berretto lanciato al vento. E piace perché le sue imprese si intrecciano con le storie di vita notturna, con una ragazza che lo lascia, con gli amici sbagliati e con il mondo che lo tira per giacca. E’ campione in bicicletta e fragilissimo nella vita. Ha sempre spinto sui pedali verso il traguardo, verso la vita, e anche verso una morte che ad un certo punto è diventata l’unica via. Il Pirata ha rivisto le stelle, ma erano in fondo a un buco.

Roberto Chiesa

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