
Semplicemente inarrivabile per chiunque. Se il 2024 di Tadej Pogacar sembrava già da fuori categoria – condito dalla maglia iridata, la doppietta Giro-Tour e due Classiche-Monumento – il 2025 è partito con gli stessi auspici, se non meglio. Il campione sloveno, infatti, ha già portato a casa le Strade Bianche, la Freccia Vallone, il Giro delle Fiandre e – dulcis in fundo – la Liegi-Bastogne-Liegi, conquistata per la terza volta in carriera. Ma quello che fa “paura” di Pogacar, sportivamente parlando, è la facilità e la naturalezza con cui vince le gare. Scatti senza alzarsi dai pedali, come quello decisivo sulla Cote de la Redoute a poco più di 30km dal traguardo, e solchi enormi tra sé e gli inseguitori in una manciata di metri.
Bastano i numeri a raccontare la crescita vertiginosa di questo fenomeno, già nell'Olimpo del ciclismo a soli 26 anni: il corridore della Emirates, infatti, è il primo nella storia a salire sul podio in sei Monumento consecutive. Inoltre, con il nono successo nelle Classiche, Pogacar è al terzo posto dei più vincenti di sempre. Le stesse di Kelly, Girardengo e Coppi, con il mirino puntato sulle 11 di De Vlaeminck e sulle 19 di Eddy Merckx. E' al “Cannibale” che punta Pogacar, ora con la testa al Tour de France. Quest'anno, infatti, niente Giro d'Italia per il fuoriclasse di Komenda.
In Belgio, poi, c'è anche una gara per i non-alieni, “conquistata” - tra virgolette – da uno straordinario Giulio Ciccone, secondo davanti a Healy. Ci sono tre italiani in top 10 con Velasco quarto e Bagioli sesto, delude invece Evenepoel.