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Fuoriclasse al servizio della squadra

27 lug 2019
Dino Meneghin
Dino Meneghin

Nella stragrande maggioranza dei casi il giocatore principale della squadra, quello più pagato e più caricato di responsabilità, è quello con i numeri più alti, quello che primeggia nelle statistiche per punti, percentuali di tiro, rimbalzi, assist, palle recuperate, stoppate date, in rapporto ai minuti giocati e ai possessi di palla che ci sono nelle partite, perché più possessi ci sono e più le statistiche migliorano. Succede quindi che la stella della squadra abbia al proprio servizio molti compagni operai che in campo fanno le piccole cose, per farla brillare a livello statistico. La stella della squadra è in linea di massima come il chirurgo nell’ospedale, mentre gli altri sono gli infermieri. Tutti importanti, tutti indispensabili, ma il chirurgo guadagna di più, perché è più pregiato e ha maggiori responsabilità. Su cinque giocatori in campo di stelle possono essercene due, al massimo tre, a patto che almeno due di queste fungano anche da operai, anche se in ogni squadra c’è l’allenatore che d’accordo coi giocatori, stabilisce chi deve essere il numero uno, il numero due e tre. E’ capitato però che tra i più grandi giocatori della storia, tra i numeri uno delle varie squadre, vi siano stati anche cestisti che pensavano più alla squadra che al rendimento personale; questi giocatori sono il sogno di tutti gli allenatori, perché sono i più facili da allenare. In passato tutti i play maker avevano questo ruolo in campo, ma nel basket di oggi non è sempre così. Ecco una lista generica dei più grandi “chirurghi che all’occorrenza facevano anche gli infermieri”, quelli più citati da critici ed allenatori, quelli che erano i numeri uno delle loro squadre, ma si mettevano loro stessi al servizio degli altri. Earvin Johnson dei Lakers anni 80 - 90, Larry Bird dei Celtics anni 80 - 90, l’allenatore Pat Riley li definisce due immensi fuoriclasse, il cui primo pensiero e l’ultimo è sempre per la squadra. Bill Russell dei Celtics anni 50 – 60, Tim Duncan degli Spurs anni 90 – nuovo millennio, Bob Cousy, Celtics anni 50 – 60, John Havlicek, Boston anni 70, mentre a livello europeo ne vanno citati due, Kresimir Cosic dello Zara e della Jugoslavia e Dino Meneghin di Varese, Milano e della nazionale italiana.

Andrea Renzi


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