Ecco il "closing": il Milan è cinese

Finisce così, con questo gol di Deulofeu al Palermo l'era Berlusconi. Il Milan è cinese dalle 14 di oggi, dopo un anno di trattative.

L'atto di vendita, in una parola diventata tormentone "closing" in uno studio notarile di piazza Belgioso, che fa tanto Milano proprio vicino a casa Manzoni.

Non c'era Berlusconi che ha invitato tutti a cena ad Arcore e ha preferito evitare la firma che chiude un'epoca materialmente messa dall'Amministratore Fininvest Pellegrino.

E' cinese il 99,9 per cento delle quote per 740 milioni che coprono e stracoprono un debito stimato attorno ai 220. Un anno di trattative, caparre, rinvii. Una cifra, quella finale che fa discutere, ritenuta considerata ma molti addetti ai lavori più alta del valore del club. Soldi che, per due volte, i due mr. Li non sono riusciti a far arrivare in Italia, chiedendo lo slittamento del closing sia a dicembre che a febbraio. Non per nulla, per sbloccare l'operazione è stato necessario ricorrere a un prestito, inizialmente non previsto: circa 300 milioni sono stati concessi dal fondo Elliott, a un tasso medio che si aggira attorno al 9,8 per cento.

I riflettori ora si accendono su casa Milan, domattina è prevista la conferenza stampa: Yonghong Li farà il discorso introduttivo in cinese, a rispondere alle domande dei giornalisti sarà Marco Fassone.

Annunciare in Assemblea di Lega l'avvenuto cambio di proprietà é Adriano Galliani, un altro destinato a lasciare l'incarico in via Turati ma primo candidato alla guida della Lega Calcio

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