Fiorentina in lutto, è morto Davide Astori

I compagni lo aspettano a colazione ma lui non scende. Non risponde. E' volato via, Davide Astori. Perchè la morte arriva anche così, in ritiro, nel sonno che dovrebbe rimettere il fisico a posto prima della partita. Era a Udine con la sua Fiorentina quando ha ceduto il suo cuore come mai cede in un atleta di 31 anni. Non c'è logica nel dolore. Beffardo col capitano che dormiva solo, altra anomalia di un calcio che di solito divide e protegge i suoi campioni in camera doppia. In un attimo finisce tutto.

Le 14 presenze in nazionale, il gol all'Uruguay, il Cagliari, il Siena, la Roma e la Fiorentina.

Da leader della difesa e dello spogliatoio, con una fascia al braccio che ne faceva seppur di poche parole il riferimento soprattutto durante le burrasche. Se ne va rapito dal destino come Morosini, Giuliano Taccola e Renato Curi.

E per la prima volta il calcio litigioso e guerrafondaio decide di fermarsi. Sarebbe una cosa normale, ma in questo calcio qui è un bel gesto. Gli dedicheranno un qualche stadio a casa sua nel bergamasco o in giro per l'Italia dove gli hanno voluto bene. Non vedrà crescere sua figlia che lascia insieme alla moglie nella disperazione. E lascia anche i tifosi, tutti i tifosi tristi. Perché peggio che morire, c'è solo morire senza un perché.

Roberto Chiesa

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