Il Pupone ha 40 anni e la maglia della Roma addosso. Che si è tatuato nel tempo quando il suo no al Real gli è costato un po' di soldi e forse anche il pallone d'oro. Non si vedeva lontano da Roma perchè Totti è la Roma. Anche con gli anni che passano, anche con i tentativi di pensionarlo o fare a meno di lui. Difficile dire se è stato il più grande, ma forse nessuno è stato simbolo di più generazione. Ha esordito in serie A con Vujadin Boskov che non c'è più, si è affermato con Mazzone che da tempo fa il nonno ai giardinetti e chi oggi ha la sua età fa il bel signore oppure allena. Lui sta in campo, magari fa qualche passaggio in panchina e le sue partite durano un po' di meno perchè un conto è il cuore e il talento, un altro le cartilagini. Faro, riferimento, leader di uno spogliatoio nel quale c'è Totti e poi il resto. Delizia, ma anche croce degli ultimi allenatori costretti a centellinarlo mentre il popolo lo vorrebbe sempre in prima linea. Se Falcao è stato l'ottavo re di Roma, Totti è la Roma. Maglia che ha alternato solo con quella azzurra per vincere il mondiale tedesco del 2006. Era un trentenne nel pieno della maturità agonistica, aveva sposato una showgirl che oggi a distanza di 10 anni e in quel mondo li vien da dire è ancora sua moglie. Che sulla Gazzetta esonda d'amore definendo Spalletti uomo piccolo. Non è facile gestire una città. Totti è una città, una bandiera che da 23 anni sventola sul pennone più alto della capitale. Idolo di un popolo che ha memoria e che spesso nella memoria resta intrappolato, vittima di quei quarantanni che porca miseria rallentano le gambe e ti fanno accontentare di una finta in meno.
Roberto Chiesa
Roberto Chiesa
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