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La Serie C riparte, ma con quale format? Intanto insorgono i medici

L'ex medico della Nazionale Castellacci: "In C non si seguono i club a tempo pieno, con responsabilità penale e civile si potrebbero dimettere".

21 mag 2020
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Da un finale che pareva scritto a un colpo di scena che spiazza tutti e fa divampare la polemica. La Serie C si sentiva già al mare e invece dovrà tornare in campo, come stabilito dal Consiglio Federale. Resta da capire con quale format: stagione regolare+post season, solo playoff e playout con la formula standard, solo playoff e playout ma con formule rivisitate, che coinvolgerebbero anche le tre prime (Monza, Vicenza e Reggina) e le tre ultime (Gozzano, Rimini e Rieti): 31 squadre a giocarsi le 4 promozioni, 5 squadre a girone per determinare le 9 retrocessioni. O ancora solo playoff e niente playout, con le ultime tre di ogni gruppo direttamente in D. Da fanalino di coda del Girone B il Rimini osserva interessato, ma con le idee chiare. "Per me concludere la stagione regolare è impossibile, con annessi playoff e playout - dice il direttore sportivo del Rimini, Ivano Pastore - ipotizzando anche che si riparta tra un mese, giusto per fare un mese di allenamento, credo sia improbabile fare 11 o 12 turni, più playoff, in 40 giorni".

C'è poi il discorso del protocollo sanitario, ritenuto inapplicabile in primis dai medici. Enrico Castellacci, storico ex responsabile sanitario della Nazionale, sottolinea, da portavoce della categoria, come la responsabilità civile e penale nei confronti dei sanitari, che a livello di C non seguono i club a tempo pieno, potrebbe portare alle dimissioni in blocco di questi ultimi. Inoltre, tale protocollo sarebbe difficilmente sostenibile, a livello economico, per le stesse società. "Il protocollo sicuramente è dispendioso - prosegue Pastore - per quanto possano modificarlo e semplificarlo si devono acquistare tamponi e reagenti per ogni calciatore, da fare due volte a settimana. Vuol dire doverne fare un bel po'".


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