SERIE C

Reggiana, Tosi: "Protocollo non è un problema, molte squadre pensano solo al risparmio"

Secondo il direttore sportivo dei granata "La C da questo punto di vista è un campionato assurdo: 20 investono, le altre 40 vegetano. I costi del protocollo sono tra i 30 e i 50mila €, al momento".

La decisione di far ripartire la C è stata accolta male dalla maggioranza delle squadre, ma non da tutte. Tra le voci fuori coro c'è quella della Reggiana, che prima dello stop era a -6 dalla capolista Vicenza. In un colpo solo la Regia aveva visto sfumare sia la possibilità di andare direttamente in B che quella di salire come migliore seconda, con la media punti che, in caso di sospensione definitiva, avrebbe premiato il Carpi, al momento virtualmente dietro ai granata. Ora invece torna in lizza per tutto, in teoria. In pratica, c'è ancora molta confusione sia sui modi che sui tempi della ripresa, motivo per cui è ancora tutto al palo. "Non sappiamo ancora se riprenderemo con tutto il campionato, se coi playoff al completo o con i playoff ridotti - dice il direttore sportivo della Reggiana Doriano Tosi - e magari non si giocherà neanche qui. È chiaro che non sappiamo neanche le date, perché noi della C saremo gli ultimi a partire e andremo molto in là. Quindi dobbiamo regolarci anche per la preparazione: noi vorremmo già essere partiti, ma se poi si gioca a fine luglio non è il caso di partire adesso". 

Uno dei nodi principali riguarda la presunta inapplicabilità del protocollo sanitario in terza serie, come sostenuto dai medici e da molti club. Altro punto sul quale la Reggiana dissente. "Noi abbiamo contestato il fatto che 70 medici dicano che in Serie C non si può seguire il protocollo - spiega Tosi - questo non è vero, ci sono almeno una decina di squadre che vogliono fare almeno i playoff e queste squadre il problema del protocollo lo risolvono tranquillamente. È una spesa che può andare dai 30 ai 50 mila euro, non 150mila come ci è stato detto. Ma da questo punto di vista la Serie C è un campionato assurdo: mette insieme 20 società che la vedono come un luogo di passaggio verso la Serie B e investono, mentre ce ne sono 40 che stanno bene lì e vegetano. Uno dei motivi principali per cui non volevano andare avanti, al di là del protocollo sanitario, è che molte di queste squadre pensano solo al risparmio che possono trarre da questi 4 mesi in meno. Sono realtà talmente diverse che fanno fatica anche a stare insieme".

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