La triste domenica di Marassi

La triste domenica di Marassi.
I calciatori chinano la testa e si sfilano di dosso le maglie più antiche d’Italia. Come torturati da un senso di colpa, come se prendere quattro gol non potesse far farte del gioco, come se stessero tradendo una missione. Restano in mezzo al campo senza tuta da lavoro ostaggio di chi si sente oltraggiato da un gol preso e magari è pronto a perdonare o peggio a scommettere soldi quando la partita è arrangiata. E’ una domenica strana quella di Marassi, una giornata nella quale gli ultrà fanno irruzione su un calcio che lentamente pareva convincersi di poter fare a meno di loro. Una pagina forse più triste che vergognosa, triste come i 20.000 sugli spalti incapaci di isolare le 100 schegge impazzite assetate di un qualsiasi tipo di vendetta. Se il calcio è un gioco, giocare male è una delle possibilità. Come perdere spesso. Come prendere i fischi. Si può essere campioni o brocchi e aver scelto lo stesso mestiere. Ma giocare. A Genova gli ultras hanno riscritto le regole. Costringendo gli altri, Polizia compresa, a fare un passo indietro. Forse per quieto vivere, anche se di quieto c’è poco quando a vincere sono i violenti.
Nel video l'intervista a Enrico Preziosi, presidente Genoa.

Roberto Chiesa

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