Pioggia e freddo fanno saltare la sgambatura mattutina, che diventa così di palestra. Un modo per svegliare i muscoli e sintonizzarsi sulla serata anche senza erba e pallone in una Belfast che ha poco di estivo anche considerando l’estate di qua. La capitale ti annega di verde come nella celebre canzone, ma non ti copre di blu e offre comunque motivi d’interesse di tipo socio architettonico. L’eterna tensione ad esempio tra cattolici e protestanti non sfocia più in agguati e spargimenti di sangue, ma è comunque una cosa che sopravvive anche alla normalizzazione. Tutto è scelta che qualifica e identifica. I circoli o le parrocchie da frequentare o semplicemente i negozi dove far spesa. Ci sono le officine navali dove fu costruito il Titanic e ci sono un po’ ovunque cose dedicate a George Best: inutile dire come la storia abbia rivelato che madre natura lavori meglio degli ingegneri. Del resto se il figlio più illustre di questa città ha ammesso di aver investito in alcool e donne e aver sperperato il resto agli occhi dei pochi turisti passa il film di una terra che non ha dimenticato un passato turbolento, che si gode un presente più pacifico, culturalmente vivo, ma anche scontroso e birrafondaio. I disegni sui muri che dividevano l’una e l’altra fazione non sono né semplici, né casuali. Raccontano di lunghe giornate di sangue e scie di dolore che forse non è nemmeno il caso di dimenticare.
da Belfast
Roberto Chiesa
da Belfast
Roberto Chiesa
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