Folgore: obiettivo “triplete”

Esame superato. La Folgore cercava il patentino da “grande” e l'ha ottenuto. Perchè sono le grandi squadre che hanno pazienza, soffrono e alla fine emergono. Ed è ancora più bello vincere così e stringere la mano ad un avversario che non meritava di perdere, anzi. La Libertas domina per larghi tratti dell'incontro, ma non passa, e sbatte contro il muro Bicchiarelli: l'ex San Marino è un lusso per la categoria. Il club del Presidente Ghiotti, la gioca, sapendo che gli avversari sono più quotati, ma questo non spaventa la squadra di Borgo Maggiore che in questi anni ha maturato una certa esperienza in questo genere di partite. I 90 terminano con quelli di Berardi soddisfatti di aver portato la gara ai supplementari, e quelli di Tognacci a rammaricarsi per non averla chiusa. Ai punti meglio la Libertas, ma non conta. Si va all'extra time. Il sostanziale equilibrio resta, poi ci sono gli episodi che incidono e marchiano la sfida. La Folgore chiede un rigore e rimedia solo l'espulsione del D.S Gabriele Muratori per proteste. “ L'Ausilio” di Falciano si rivolge al direttore di gara Fabrizio Perotto non esattamente come farebbero i cadetti al ballo delle debuttanti, e viene espulso. Prima si parlava di Bicchiarelli, ma a difendere i pali della Libertas c'è il portiere della Nazionale Aldo Simoncini, che non è certo da meno. La risposta a Ceschi è certificato di sicurezza.
Minuto 118. Pensiamo che sia Berardi, sia Tognacci stiano nelle loro menti diramando la lista dei 5 rigoristi. A togliere tutti dai problemi ci pensa l'uomo della finale: Ceschi. Il goal a 120 secondi dal termine fa esplodere Falciano che si impossessa della prima finale di stagione. I complimenti fatti alla Libertas non serviranno a rimarginare la ferita, ma tante' il calcio è questo. Ora il “ Triplete sammarinese” Campionato, Coppa Titano e Trofeo Federale è a portata della selezione della bassa San Marino. Un passo alla volta, c'è il Murata tra due giorni, una sorpresa assoluta, e proprio per questo soggetto molto pericoloso.

Lorenzo Giardi

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