È un po' come l'araba fenice questa Skopje, ciclicamente costretta a risorgere dalle proprie ceneri lungo le rive del fiume Vardar: ben tre i terremoti che nel corso della storia l'hanno rasa al suolo, l'ultimo dei quali datato 26 luglio 1963. Il centro della città è ancora un grande cantiere ed è il simbolo perfetto di una Macedonia che, dopo l'indipendenza del 1991, ha deciso di cambiare faccia. Affrancandosi dal mondo slavo e puntando tutto sui fasti della Macedonia antica, che nel IV° secolo AC arrivò a conquistare buona parte del mondo allora conosciuto. I palazzoni alla sovietica di jugoslava memoria hanno lasciato il posto a colonne e capitelli bianchi, simbolo dell'architettura della Grecia antica. Lo stesso vale per le innumerevoli statue, di cui la città è stracolma: dai santi Cirillo e Metodio, quelli dell'alfabeto slavo, a guerrieri ellenici e leoni. E ovviamente non poteva mancare il macedone per eccellenza, Alessandro Magno, il grande conquistatore che fece di uno staterello un impero sconfinato che arrivava fino all'India. Una sua enorme statua equestre in bronzo campeggia al centro di Makedonia Square, piazza principale della città. E in quella di fronte, situata sulla sponda opposta del Vardar, c'è la statua del padre Filippo II, primo artefice dell'espansione macedone. 1-1 anche nel conto delle dediche: Alessandro ha dato il nome all'aeroporto, Filippo allo stadio.
Tutto molto bello, se non fosse che il grosso della Macedonia dei due re condottieri si trovava nel nord della Grecia, in una regione che tuttora porta quel nome. Grecia che ha sempre osteggiato la nuova Macedonia, dando subito vita a una battaglia per farle cambiare nome e bandiera, che ritiene scippati alla sua storia e cultura. Battaglia che qualche frutto, a livello internazionale, l'ha dato: l'Onu infatti riconosce il nuovo stato come Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, mentre Unione Europea e Nato non la includono proprio a causa del veto di Atene.
Dall'inviato a Skopje
Riccardo Marchetti
Tutto molto bello, se non fosse che il grosso della Macedonia dei due re condottieri si trovava nel nord della Grecia, in una regione che tuttora porta quel nome. Grecia che ha sempre osteggiato la nuova Macedonia, dando subito vita a una battaglia per farle cambiare nome e bandiera, che ritiene scippati alla sua storia e cultura. Battaglia che qualche frutto, a livello internazionale, l'ha dato: l'Onu infatti riconosce il nuovo stato come Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, mentre Unione Europea e Nato non la includono proprio a causa del veto di Atene.
Dall'inviato a Skopje
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