Soffre ed evita la goleada la Libertas, che a Burgas esce tra gli applausi di uno stadio intero

Prima di dire come e' andata bisogna dire come e' finita. Tutto lo stadio in piedi ad applaudire i ragazzi della Libertas che ricambiano commossi e lasciano il campo con sciarpe e bandiere. Vallo a raccontare ai superprofessionisti che il calcio riserva anche queste serate in giro per l'Europa. Poi racconta anche altro. E ci mancherebbe. Racconta che vince il più forte, e' così anche nella vita, ma col rispetto per chi ci mette il cuore e chiude divorato dai crampi. I bulgari sono più che da preliminari, hanno altri piedi e un altro passo. Non è una vergogna soffrire, e' un merito e un valore morale di un gruppo trainato dai vecchi sui quali abilmente lo staff tecnico sta innestando il cosiddetto ricambio generazionale. Soffre e tiene botta la Libertas. Con le parate di Simoncini e l'applicazione dei difensori. Con i centrocampisti e la punta a rincorrere tutti e una menzione, una sola, per il gigantesco Rocchetti che scrive il manuale delle chiusure. Passa il Botev una volta sola, il resto e' quel che si vede.
Dopo l'intervallo i bulgari ci ridanno più di prima. E puniscono il primo vero errore borghigiano con il gol del 2-0. Quando però la percussione porta il capitano Cvetkov in posizione di sparo cominciano ad essere 3 e sono passati solo 11 minuti. Il rischio goleada c'è. Forte come la volontà di arginarlo. Morelli prova anche a mettere la testa fuori, Righi se la trova sul piede sbagliato. Arriva il 4-0 altri interminabili minuti. Fino alla festa finale. Già, una festa. Quella che è servita a tutti quelli che tendono a dimenticare come il calcio sia un gioco.

Roberto Chiesa

Nel video le interviste a Roberto Marcucci (allenatore Libertas) e a Paolo Rocchetti (difensore Libertas)

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