Dakar: ecco la seconda parte della marathon con passaggio in Bolivia a 4600 metri

Dakar: ecco la seconda parte della marathon con passaggio in Bolivia a 4600 metri.
Una tappa che qualcuno ha definito assurda, certo decisiva – secondo Al-Attiyah – per le sorti del raid che oggi entra in Bolivia con la seconda parte della temutissima marathon, da percorrere dunque senza aver potuto mettere mano ai mezzi.
Sulle quattro ruote continua la rimonta in classifica di Carlos Sainz, che certifica il dominio Peugeot nel rally più amato e temuto del mondo. Il leader resta però Sebastian Loeb che in coppia col fidato co-driver monegasco Daniel Elena guida la classifica con 4'48'' di vantaggio su Stephane Peterhansel – veterano del raid cui partecipa per la 23° volta – che si è aggiudicato la tappa di ieri davanti a Carlos Sainz.
Nelle moto è una penalizzazione a scompaginare le sorti di una tappa che Bort Barreda aveva chiuso col miglior tempo, salvo vedersi comminare una sanzione di 5 minuti per eccesso di velocità, recidiva dopo il minuto di penalizzazione appioppatogli martedì.
Vittoria di tappa e testa della classifica finiscono così tra le mani del lusitano Paulo Goncalves. Nel ranking il portoghese motorizzato Honda guida con 5'26'' su Barreda, preceduto di un minuto esatto dall'argentino Benavides.
Nei quad gestisce l'ampio vantaggio in classifica e le insidie della tappa marathon il cileno Ignacio Casale, sesto all'arrivo con 38'' di ritardo sul peruviano Hernandez. Ne lima una trentina Patronelli, attardato in classifica di oltre 14' dal leader nativo di Santiago.
Chiudono i truck - i camion - che registrano il successo dell'olandese De Rooy davanti ai connazionali Versluis e Stacey, che in quest'ordine guidano – a distanza di 15' – il raggruppamento dopo 4 tappe. De Rooy insegue a 5 minuti, distante 3 dal terzo posto occupato da Villagra.
Oggi altri 327 km di speciale da San Salvador de Jujuy ad Uyuni, valicando il confine argentino-boliviano. Tra le incognite da tenere in considerazione – oltre a quelle meccaniche e di gestione pneumatici a cui da regolamento non si è potuto metter mano ieri – ci sono anche quelle psicosomatiche: si salirà infatti fino alla quota di 4600 metri, per toccare il punto più alto nella storia del rally Dakar. Giramenti di testa che potrebbero derivare anche dal difficile rapporto con i navigatori negli attesi primi percorsi fuoripista di questa 36° edizione del raid. Insomma, questa sera qualcuno sarà più vicino al successo, qualcun altro forse comprometterà ogni possibilità di ottenerlo.

LP

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