Logo San Marino RTV

Addio al pilota-eroe dell'aereo dirottato a Entebbe

Bacos rifiutò di abbandonare passeggeri ebrei, Israele s'inchina

28 mar 2019
Michel Bacos
Michel Bacos

Due attori, Eddie Constantine e Christian Marquand lo avevano interpretato, nella ricostruzione cinematografica. Non avevano il suo nome vero, ma il comandante francese dell'aereo dirottato su Entebbe si chiamava Michel Bacos, ed è stato un eroe vero. Al comando del volo Air France 139 partito il 27 giugno del 1976 da Atene, con origine Tel Aviv, verso Parigi, Bacos non lasciò mai i suoi 248 passeggeri, neppure quando 4 terroristi, 2 del Fronte per la Liberazione della Palestina e 2 tedeschi delle 'Revolutionare Zellen', fecero la selezione tra ebrei, israeliani (94) e non. Bacos non mollò e chiese di condividerne il destino: quello era il suo aereo e il comandante resta fino alla fine. Con lui tutti gli altri 12 membri dell'equipaggio. "Chino il capo alla sua memoria ed esprimo ammirazione per il coraggio di Michel", lo ha ricordato il premier Benyamin Netanyahu che nell'epica operazione di salvataggio messa in atto dall'esercito israeliano a migliaia di chilometri di distanza dal territorio dello Stato ebraico perse il fratello Yonatan (Yoni). "Si rifiutò di abbandonare i passeggeri ebrei ed israeliani nonostante i dirottatori gli avessero offerto quella opportunità. Restò con loro durante tutte le traversie, finché i soldati israeliani guidati da mio fratello Yoni (sia benedetta la sua memoria) li liberarono con un'operazione audace". Israele non ha mai dimenticato l'arrivo degli Hercules con la Stella di Davide che, ad operazione conclusa, riportarono indietro soldati e ostaggi all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Bacos era nato nel 1924 e i cieli erano stati sempre la sua passione: comandante dell'Airbus A300, aveva 52 anni nel 1976. "Uno dei terroristi - spiegò - aveva la pistola continuamente puntata alla mia testa e di tanto in tanto me la spingeva sul collo intimandomi di non guardarlo. Non potevamo che obbedire". L'ordine era di puntare su Bengasi, in Libia. Da lì, una volta rifornito l'aereo, gli venne ordinato di dirigersi verso sud-est: atterrò ad Entebbe in Uganda - dominio del dittatore Idi Amin Dada - alle 3 di notte del 28 giugno. Nei serbatoi aveva un'autonomia di soli 20 minuti. Il capo dei terroristi Wilfred Bose dettò subito le condizioni: se entro le 14 del primo luglio non avessero avuto 5 milioni di dollari e la liberazione di 40 palestinesi detenuti in Israele, ed altri 13 altrove, avrebbe iniziato a uccidere gli ostaggi. Per avviare la trattativa, i dirottatori liberarono circa 140 tra i passeggeri dell'Airbus (tra cui 9 italiani), trattenendo almeno 105 cittadini israeliani ed ebrei. E fu lì che Bacos, insieme al suo equipaggio, scelse. L'uomo che disse no fu insignito lo stesso anno della Legion d'Honneur dal presidente Valery Giscard d'Estaing per il suo eroismo e Israele lo decorò con la 'Menorah d'oro'. Volò fino al 1982, poi andò in pensione. Come ha detto ieri il console israeliano a New York Dani Dayan, che ha dato notizia della morte, "ti salutiamo capitano".


Riproduzione riservata ©