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Expo 2020 Dubai: che cosa rimarrà dopo?

6 mar 2022

"Now or never", ora o mai più. Mentre gli organizzatori di Expo spingono per attrarre più visitatori possibili nei pochi giorni che rimangono alla chiusura dell'esposizione universale, si comincia a parlare del dopo. Investimenti ingenti, sia per gli Emirati Arabi - oltre 8 miliardi di dollari complessivi - che per i Paesi partecipanti, la discutibile sostenibilità di strutture che durano solamente sei mesi e poi vengono smantellate: ma che cosa rimane calato il sipario su Expo Dubai?  Il sito, è stato confermato, diventerà una comunità residenziale green e smart, District 2020, una cosiddetta "città dei 15 minuti", con spazi organizzati in modo da trovare tutto quello che serve in massimo 15 minuti a piedi da casa: ufficio, negozi, strutture sanitarie, scuole, ristoranti. L'automobile? Non sarà necessaria, il mezzo migliore la bicicletta. 

District 2020 potrà ospitare fino a 145.000 persone, e rientra nel Piano Urbanistico 2040 di Dubai, che prevede una espansione della città proprio intorno a quest'area: l'obiettivo è di arrivare, dai 3milioni attuali di abitanti, a 5,8 nei prossimi venti anni. Giusto il tempo di riadattare le infrastrutture, che verranno recuperate all'80%, e in sei mesi i primi residenti potranno vivere questo nuovo quartiere. Molti, dunque, gli edifici che rimarranno: Al Wasl Plaza continuerà ad essere un punto di aggregazione e ad ospitare spettacoli. Il falco di Calatrava diventerà monumento nazionale, anche se non è ancora stato rivelato che cosa troveremo al suo interno.

Il padiglione Sostenibilità vedrà laboratori per bambini e spazi espositivi per sensibilizzare sull'ambiente. Alif continuerà ad occuparsi di mobilità, mentre il Dubai Exhibition Centre proseguirà come spazio espositivo per grandi eventi, convegni e fiere. 

Tra i Padiglioni, per ora è stato annunciato che non verranno smantellati l'Arabia Saudita, il Lussemburgo, l'Inghilterra, che diventerà un centro di innovazione sulle energie verdi e l'idrogeno, l'India, vetrina per le start up tecnologiche negli Emirati, l'Italia, che dovrebbe diventare un laboratorio per preservare i reperti archeologici e l'arte nelle zone di guerra. Ma il quartiere, secondo il progetto, sarà anche un hub dedicato alle nuove tecnologie: tra le grandi aziende, Siemens, Dp World e Terminus hanno già annunciato che avranno qui le loro sedi. Mentre saranno selezionate 80 start up, nel campo dell'energia verde, dell'urbanistica, dell'architettura intelligente e della mobilità, che già da ottobre potranno stabilirsi a District 2020 e ricevere incentivi: assistenza per i visti e affitto gratuito per due anni.





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