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Iran: 28 anni ad operatore umanitario belga. La famiglia: "Torture indicibili"

di Monica Fabbri
14 dic 2022

In manette per aver inviato immagini e video delle proteste sui social media e alle tv dissidenti in lingua persiana all'estero. Con questa accusa le Guardie Rivoluzionarie rendono noto di aver arrestato membri di media occidentali. L'Iran entra così nella “lista nera” dei Paesi con più giornalisti in carcere. Sempre oggi viene data notizia della condanna a 28 anni dell'operatore umanitario belga Olivier Vandecasteele. Era stato arrestato a febbraio senza un preciso motivo e da allora è rinchiuso in isolamento. La famiglia – devastata – ha denunciato “mesi di torture psicologiche indicibili”. Se non si trova una soluzione, Olivier resterà in carcere fino al 2050; avrà quasi 70 anni.

E non finisce qui. Dopo due esecuzioni pubbliche, altre 12 persone sono state condannate a morte: tra questi il rapper curdo di 24 anni Saman Seydi Yasin. Secondo Amnesty International rischiano l'impiccagione anche tre minorenni. Il mondo si indigna e il ministro degli Esteri Antonio Tajani invita "le autorità di Teheran a fare marcia indietro e impedire che ci siano altre condanne a morte" per chi ha "partecipato a manifestazioni dove si chiedeva la libertà". Teheran ha nel frattempo sospeso l'esecuzione del 23enne Mahan Sadrat Marni, fino ad un ulteriore riesame del caso da parte della corte suprema iraniana. Sadrat, che non ha avuto accesso ad un avvocato, era stato processato il 3 novembre. Arresti e condanne non fermano però le proteste, le più estese dalla Rivoluzione del 1979, quella che trasformò l’Iran in una Repubblica Islamica.





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