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Medio Oriente: in stallo la proposta su Gaza mediata a Parigi. Blinken a Riad per rilanciare i colloqui

“Hamas ha delle richieste sugli ostaggi che non possiamo accettare”, ha tuonato nelle scorse ore Netanyahu. Alta tensione, intanto, tra Washington e Teheran dopo la rappresaglia USA

5 feb 2024

Resta la chiave di tutto Gaza: epicentro dell'attuale caos mediorientale. Bilancio delle vittime che continua a crescere, con l'infuriare dei combattimenti. Dall'inizio delle operazioni sarebbero quasi 27.500 le vittime. Questo, quantomeno, è ciò che riferisce Hamas; stando ai media la fazione islamica sarebbe spaccata sull'ipotesi di accordo mediata a Parigi. Dall'altra parte Netanyahu, che pone come condizione per terminare la guerra la “vittoria completa”, l'eliminazione fisica della leadership di Hamas.

Stallo con ripercussioni a cascata su altri focolai di conflitto; da qui l'attivismo del Segretario di Stato americano Blinken: oggi in Arabia Saudita, per nuovi colloqui su cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi. Ma l'intesa tra Israele e gruppi armati palestinesi “non è dietro l'angolo”, aveva riconosciuto nelle ore precedenti il consigliere per la sicurezza statunitense Jake Sullivan. Intervenuto anche in merito al recente loop di attacchi e rappresaglie tra Washington ed il cosiddetto “asse sciita”. “Ci saranno nuovi raid contro i gruppi affiliati all'Iran”, ha avvertito.

Avrebbe scoperchiato il vaso di pandora, insomma, quanto avvenuto alla base americana Torre 22, al confine siro-giordano. Nel mirino le milizie in Siria ed Iraq, gli stessi Pasdaran; senza escludere un attacco sul suolo iraniano, qualora Teheran intendesse rispondere direttamente ai raid decisi dalla Casa Bianca. Dura la replica della Repubblica Islamica; ma al momento solo sul piano della comunicazione. Anche riguardo agli ultimi strike angloamericani sulle posizioni degli Houthi. I vertici del movimento yemenita, dal canto loro, minacciano ritorsioni. Un quadro di totale escalation, insomma. E non aiuta certo a stemperare le tensioni l'annuncio di Teheran di manovre navali congiunte, a marzo, insieme a Russia e Cina.





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