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Conti pubblici: impegni e possibili ricadute per San Marino nell'integrazione con l'Unione europea

5 gen 2017
Il Monte Titano
Il Monte Titano
Nel biennio 2015/2016 San Marino ha profuso molti sforzi per dare impulso al processo di maggiore integrazione con l'Europa. Ma cosa comporterebbe? La Commissione per il Controllo della Finanza Pubblica ipotizza impegni e ricadute di questo processo. Si parte dagli esiti che deriverebbero dall'accoglimento dei punti portanti il Patto di Bilancio approvato nel 2012 dalla quasi totalità degli Stati membri. L'accordo prevede in sostanza che i paesi contraenti recepiscano in seno alle proprie legislazioni nazionali alcuni vincoli. Tra questi, l'impegno ad avere bilanci pubblici in equilibrio se non addirittura positivi, oltre all'obbligo di non superamento della soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% del Pil. Nota dolente, la Commissione rileva nell'ultimo triennio risultati deludenti a sostegno della crescita con tentativi di contenimento della spesa pubblica definiti sterili. C'è poi l'obbligo di mantenere il deficit pubblico al di sotto del 3% del Pil: Pil che al 31 dicembre 2015 si assesta a 1 miliardo e 411milioni di euro con un rapporto surplus/Pil dello 0,003%: un dato positivo – rileva la Commissione – in misura assai modesta e non sufficiente ad invertire come servirebbe la politica di bilancio verso tendenze all'avanzo del 2/3% capaci di ammortizzare il debito accumulato. Altro vincolo imposto dall'Ue: quello di mantenere il deficit pubblico sempre al di sotto del 3% del Prodotto interno lordo, impresa niente affatto facile soprattutto senza un taglio della spesa corrente per almeno 1-2 punti del Pil e con le entrate che non crescono. Infine l'impegno a coordinare con gli organismi sovranazionali i piani di emissione del debito: il rapporto debito/Pil sammarinese nell'esercizio 2015 risulta pari al 16%, da considerarsi in linea generale - riporta la relazione - assai gravoso per le finanze pubbliche sammarinesi. Fermo restando poi il problema legato alla liquidità, sono in corso accordi di riserva di cassa per 10 milioni con Banca Centrale e che potrebbero rappresentare – si legge - un maggiore indebitamento per lo Stato. Insomma, i parametri europei sono molti rigidi e il loro mancato rispetto comporta sanzioni gravose. La Commissione raccomanda pertanto l'adozione di tutti i provvedimenti necessari a mantenere in equilibrio le spese con le entrate: necessarie – precisa – la riforma del sistema previdenziale, la ristrutturazione degli accordi siglati con il comparto finanziario per effetto della crisi di alcune banche e – stoccata finale - interventi strutturali seguendo la logica della sostenibilità, compromessa dall'incapacità di programmare in modo coerente e attendibile i numeri della politica economica dello Stato”.

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