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Csdl, Cdls, Usl: “Costretti a scendere in piazza, dopo il veto del Governo”

Definiscono una provocazione la proposta di "usare i maggiori introiti fiscali a carico dei lavoratori dipendenti, compresi i frontalieri, e dei pensionati, per finanziare gli interventi contro la povertà. Le risorse vanno prese dalla fiscalità generale"

di Annamaria Sirotti
14 dic 2023

Prevale il rammarico, laddove l'obiettivo era arrivare alla mediazione, sfumata - dicono - dopo il confronto di ieri con la maggioranza, per il veto posto dal Segretario alle Finanze, Marco Gatti. “Durante l'incontro con i gruppi consiliari, in realtà, qualche spiraglio si era aperto – dice il Segretario della Csdl, Enzo Merlini - tanto che abbiamo anche cominciato a discutere di quali potevano essere le soluzioni sul fiscal drag, una volta raggiunto l'accordo su alcuni dei punti. Nel pomeriggio, è arrivata la lettera ufficiale del Segretario Gatti, che invece ha nuovamente chiuso tutte le porte. A questo punto, evidentemente, il Governo vuole che lo sciopero lo facciamo, magari confidando su poca partecipazione. In ogni caso, questo comportamento è lesivo della dignità delle persone che rappresentiamo. Gente che lavora e si guadagna il pane con il loro lavoro”.

Un accordo che si intravedeva possibile e vicino: raggiunta la quadra sul reddito minimo familiare, rivalutazione degli assegni familiari, interventi sui mutui ipotecari; non però sulle misure a sostegno della natalità e rivalutazione delle pensioni, con l'ennesimo rinvio a decreti delegati. E sul fiscal drag – ribadiscono - una vera e propria provocazione”. Nel mirino è la proposta del Segretario Finanze di usare i maggiori introiti fiscali a carico esclusivamente dei lavoratori dipendenti, compresi i frontalieri, e dei pensionati – dicono - per finanziare gli interventi contro la povertà. È del tutto contrario alla filosofia degli accordi in via di sottoscrizione con la UE. Le risorse vanno prese dalla fiscalità generale. E non piace il metodo, per un confronto mancato per mesi:

“Abbiamo più volte denunciato il mancato confronto con il Governo sui temi della politica dei redditi – spiega il Segretario della Cdls, Gianluca Montanari - che avevamo già presentato nei mesi scorsi. Questo confronto effettivamente non c'è mai stato, se non adesso, in questi ultimi momenti, per effettivamente far passare le nostre proposte. C'è voluta comunque la dichiarazione dello sciopero generale per smuovere il Governo a venire a miti consigli su tutto l'impianto del welfare e quant'altro. Dispiace non aver trovato l’accordo sulle politiche redistributive, dispiace soprattutto perché noi eravamo pronti a fare un confronto serrato per trovare le dovute soluzioni in questi ultimi due giorni. E questo purtroppo è venuto a mancare”.

Sciopero domani, con manifestazione sul Pianello dalle 9.30, in concomitanza con i lavori consiliari, a malincuore, ma a tutela della fasce deboli, laddove i contratti rinnovati non coprono il tasso inflattivo: “Il nostro intento non è quello di far sciopero a prescindere – insiste il Segretario dell'USL, Francesca Busignani - è quello di tutelare le persone. C'erano ancora i tempi, ancorché ristretti, per trovare quella mediazione che non avrebbe costretto le persone - che in questo momento già soffrono la differenza del gap di un'infrazione impazzita - a dover andare in piazza e magari perdere altro denaro, proprio perché non lavora. Un Governo che vuole tutelare le persone è un Governo che sta anche fino alle 5 di mattina a parlare, per trovare una mediazione. Noi eravamo disposti a farlo, dall'altra parte no. Noi siamo stati costretti a scendere in piazza".

Nel video le interviste a Enzo Merlini, Segretario della Csdl; a Gianluca Montanari, Segretario della Cdls; a Francesca Busignani, Segretario dell'USL





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