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Inflazione: i supermercati si discolpano

15 nov 2003
Inflazione: i supermercati si discolpano
I prezzi salgono più velocemente a San Marino che oltre confine. In 10 mesi, da dicembre 2002 a settembre 2003, l’aumento è stato del 2,19%: lo 0,26% in più rispetto all’Italia. Gli incrementi maggiori nei generi alimentari. Ma per le direzioni dei supermercati sammarinesi il dato non risponde a verità. I consumatori sammarinesi avevano già percepito i rincari prima ancora che l’ufficio statistica divulgasse i dati ufficiali. Se nel dicembre 2002 la spesa settimanale era di 100 euro a settembre 2003 è salita a 108 euro e 51, circa 17mila delle vecchie lire in più. Ma i grandi supermercati che operano sul Titano, non si riconoscono nel dato che li vede come i principali responsabili del forte incremento del caro vita. Mauro Perazzini, del Conad Azzurro dichiara: “sicuramente gli aumenti dei prezzi sono più alti del dato dell’inflazione comunicato dall’Istat italiana. Ma a nostro parere non raggiungono l’8,51%, rilevato a San Marino. Anzi – aggiunge - dall’entrata in vigore dell’euro abbiamo sempre cercato di ammortizzare l’incremento dei prezzi all’acquisto”. Anche alla Titancoop, l’aumento dell’8,51% risulta eccessivo. “i prodotti legati al “fresco” – sostiene il direttore Olga Carattoni – hanno risentito della siccità. In luglio e agosto – prosegue – le zucchine hanno per esempio registrato incremento del 24,5%. Aumenti oltre la media ci sono stati anche per fagioli e latticini.. E’ vero – prosegue – che qualcuno per tutelarsi ha innalzato i prezzi, fin troppo. Ma ora sono tornati a livelli normali e per le festività natalizie i consumatori noteranno che i prodotti tipici di questo periodo – come i panettoni – non hanno subito aumenti. E in ogni caso il consumatore sammarinese è molto è consapevole ed attento alla qaulità”. I supermercati dunque, in definitiva, ammettono che gli aumenti ci sono stati, ma non nella misura indicata dai rilevamenti dell’ufficio statistica. In sintesi gli aumenti ci sono stati, ma nessuno si sente responsabile. E farne le spese, nel vero senso della parola, sono però sempre i consumatori.

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