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Ucraina: dopo la rappresaglia di Mosca si rafforza il sostegno dell'Occidente a Kiev. In arrivo nuovi sistemi d'arma

Altri attacchi missilistici russi, oggi, su infrastrutture civili e militari ucraine. Si aggrava il bilancio di vittime innocenti

11 ott 2022

Solo con il tempo si comprenderà la reale portata di questi attacchi. Se si tratti unicamente di una rappresaglia, dopo lo schiaffo subito in Crimea; o se vi siano invece obiettivi strategici: compromettere nel lungo periodo le infrastrutture critiche ucraine, ad esempio; o intaccare il sostegno popolare allo sforzo bellico di Kiev. Se è davvero questa la prospettiva del Cremlino, allora gli strike a tappeto su target civili e militari diverranno sistematici, e si sarà in uno scenario di guerra totale, novecentesca. In questo senso non è certo un dettaglio la scelta - quale comandante delle operazioni - del generale Surovikin: più volte invocato dai falchi.

Proprio nei giorni scorsi, paradossalmente, si erano riaccese timide speranze di una ripresa dei negoziati. Da Washington aperture più o meno velate, ed una serie di segnali, pare, anche nei confronti di Kiev. Poi il clamoroso attacco al Ponte di Kerch; e la reazione di Putin. In fondo prevedibile; sia per l'entità dello smacco, sia per le sempre maggiori pressioni a Mosca dell'ala più oltranzista. Ma il prezzo della vendetta potrebbe essere molto alto per il Cremlino; perché il supporto della Casa Bianca a Kiev, apparentemente sul punto di intiepidirsi, è stato prontamente ribadito di fronte alle immagini di distruzione. Biden ha annunciato la fornitura di “sistemi avanzati di difesa aerea”; le autorità ucraine tornano dal canto loro a chiedere anche sistemi missilistici tattici a lungo raggio. Linea rossa, per il Cremlino. Ma se prima erano da considerarsi probabili colloqui sotterranei con l'America; ora tutto potrebbe essere stato azzerato dai bombardamenti di ritorsione. “Crimini di guerra – hanno affermato oggi i leader del G7 -, ne chiederemo conto a Putin”.

Al vertice virtuale convocato dalla Germania è intervenuto anche Zelensky, che ha invocato uno “scudo aereo” sull'Ucraina. In questo quadro si riducono drasticamente le possibilità di un incontro tra i Presidenti di Russia e Stati Uniti al G20 in Indonesia, come paventato invece da Lavrov; che ha del resto ammesso come da Washington non sia ancora arrivata una “proposta seria” di colloqui. Un susseguirsi di frenate ed accelerazioni, sul piano diplomatico. Incontrandosi con il capo dell'Aiea, Putin ha dichiarato ad esempio di essere “aperto al dialogo”, sulla centrale di Zaporizhzia.

Ma resta il campo di battaglia, al momento, l'elemento determinante di questa crisi. Le forze ucraine, dopo le travolgenti avanzate ad est e su Kherson, sarebbero ora in una fase di riorganizzazione; in vista forse di un'offensiva per tagliare il corridoio russo verso la Crimea. Si registrano al contempo piccoli avanzamenti delle truppe del Cremlino verso Bakhmut, ed altri isolati contrattacchi nel Donbass. Ancora un'incognita tempistiche ed efficacia del dispiegamento al fronte delle decine di migliaia di riservisti già mobilitati.





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