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In Consiglio il dibattito sugli accordi fra Italia e San Marino in materia di fiscalità

21 ott 2009
Prove di dialogo tra maggioranza e opposizione con l’obiettivo, non dichiarato, di concludere il dibattito con un ordine del giorno comune. Intanto se ne conta uno, presentato dai DdC, che impegna il Governo a un chiarimento politico di fondo con l’Italia per individuare le ragioni che stanno bloccando la sottoscrizione delle intese. Un documento sul quale il segretario della Dc ha lanciato segnali di apertura pur facendo presente la necessità di modificarlo. La sessione pomeridiana riprenderà con gli ultimi 3 interventi. Il confronto è cominciato dopo la relazione del Segretario agli Esteri, Antonella Mularoni, che ha ammesso le difficoltà e sottolineato le remore da parte italiana. Lo stesso ha fatto il responsabile delle Finanze, Gabriele Gatti, che ha imputato la ritrosia di Tremonti alla volontà di fare pressione per lo scudo fiscale. Le opposizioni invocano maggiore responsabilità e lamentano la mancata consegna dei testi, ma manifestano aperture. Il punto di svolta invocato dalla minoranza sta nel trovare un accordo sul non accettare supinamente scelte che vogliono mettere in difficoltà uno Stato che non lo merita e che per l’Italia rappresenta il più grande mercato del lavoro. Una lettura diversa è quella di Claudio Podeschi. “E’ evidente - ha detto - che siamo entrati nella procedura rafforzata del Moneyval perché l’Italia ha fatto la sua parte, dal momento che a nostro carico non c’erano situazioni internazionali eclatanti. Ed è stato il cambio di passo nei rapporti italo-sammarinesi che da quella procedura ci ha fatto uscire”. Quindi, secondo Podeschi, la mancata firma non è imputabile a una posizione preconcetta del governo italiano, ma al Ministero delle Finanze. “Tremonti - ha detto - sta usando strumenti inappropriati come la vicenda delle residenze che è completamente da rigettare. Lo scudo fiscale - secondo il Segretario alla Sanità - non deve essere visto come un impedimento. Ne abbiamo affrontati altri - ha detto - e non ci hanno portato alla rovina. E’ umiliante - ha concluso - pensare che il solo rapporto con l’Italia sia fondamentale per la nostra economia”.

Sonia Tura

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