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Scossone al partito: l'intento di quattro consiglieri della Democrazia Cristiana

11 mag 2007
PDCS
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La Costituente era nata per rigenerare il Partito, azzerare gli incarichi e portare un rinnovamento globale sia negli uomini che nel metodo. Questa la prima accusa che Gian Marco Marcucci lancia alla Democrazia Cristiana, incapace di fare autocritica e assumersi le proprie resposanbilità e avviare l’azione chiesta nel congresso e nel documento dei 14. Azione che avrebbe dovuto ricompattare coloro che si riconoscono nei valori cattolico democratici del partito. “La Costituente era nata per fare una riflessione interna al partito – aggiunge Federico Bartoletti – per poi ricercare possibili aggregazioni con altri, invece si è già passati a questa fase senza prima rifondare la DC. Per questo chiediamo collaborazione per una svolta necessaria”. I 4 negano incontri avuti con la maggioranza e ribadiscono di voler condurre la loro battaglia all’interno del partito. Una DC in forte difficoltà per Nicola Selva, isolata dal panorama politico e che dialoga solo con le piccole forze: “il rinnovamento – dice - non deve passare solo dalle persone ma anche dalla mentalità delle vecchie logiche”. Per Pier Marino Menicucci la legge elettorale cambierà il sistema politico e la DC deve porsi in maniera nuova, soprattutto verso un governo praticamente fermo. Con progetti specifici e alleanze sui grandi temi. Convergenze che non devono escludere alcuno, riferendosi ai democratici di centro. Analizza poi un partito che in un anno ha perso pezzi importanti, “la dirigenza dunque non può restare insensibile a queste istanze” concludono. E aspettano un segnale da via delle scalette.

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