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Notte di San Giovanni, tra riti purificatori e propiziatori

Tra il 23 e il 24 giugno si rinnovano le tradizioni di un appuntamento le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

di Roberto Bagazzoli
15 giu 2022
Foto di Aymane TY per Pexel
Foto di Aymane TY per Pexel

1'30" lettura

Manca una manciata di giorni alla “notte di San Giovanni” che cade nelle celebrazioni del solstizio d’estate; il nome deriva dalla religione cristiana, perché secondo il suo calendario liturgico vi si ricorda san Giovanni Battista.

In realtà, già nelle epoche precristiane venivano officiati numerosi culti che esaltavano il potere della luce e del fuoco, delle acque e della terra, feconda di erbe. Secondo un’antica credenza, durante questa festa, il sole (fuoco) si sposa con la luna (acqua), e da qui derivano tutti i riti e gli usi dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina e popolare.



Tra le usanze ancora celebrate è molto diffusa quella della raccolta dei fiori ed delle erbe, come l’iperico, pianta che è diventata uno dei simboli per eccellenza in questa notte.

Nota come erba di San Giovanni, rappresenta un rimedio naturale utilissimo in caso di scottature solari e di eritemi (come segnalato da greenme). Inoltre, ha proprietà cicatrizzanti e antispasmodiche.

Secondo le leggende popolari, questa pianta erbacea sempreverde allontanava gli spiriti maligni ed era un potente portafortuna. Oggi, invece, l’iperico è usato noto per essere anche un efficace antidepressivo, che aiuta a combattere l’ansia e a ritrovare il buonumore.

Nelle farmacie ed erboristerie si trovano diversi prodotti a base di iperico: uno dei migliori è sicuramente l’oleolito, dall’azione emolliente e antiossidante e perfetto per alleviare le scottature solari. 


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