Logo San Marino RTV

Alzheimer: studio AlzSM, un primo passo nella direzione della diagnosi precoce

Illustrati i risultati dello studio internazionale che ha coinvolto Università di San Marino, University of Reading, Cardiff University e Exeter University insieme alla UOC Neurologia dell'Iss

di Silvia Pelliccioni
21 set 2023

Nella Giornata Mondiale dedicata all'Alzheimer, che si celebra il 21 settembre, diffusi i risultati in forma preliminare dello studio internazionale “AlzSM” sulla malattia neurodegenerativa; ricerca che ha visto collaborare 4 Universitàquella di San Marino con le britanniche Exeter, Cardiff e Reading – insieme all'Istituto Sicurezza Sociale, in efficace lavoro di squadra. Coinvolto un pool di matematici, neuroscienziati e clinici. Studio coordinato dal sammarinese Francesco Tamagnini, direttore della ricerca neuroscientifica del Centro Studio Biomedici dell'Ateneo sammarinese nonché accademico e ricercatore proprio a Reading.

Dai riscontri ottenuti seguendo per due anni 40 pazienti sammarinesi, tutti volontari, - e nello specifico 20 con deficit cognitivo lieve, 10 sani e altrettanti affetti da demenza - è emerso come attraverso un semplice elettroencefalogramma, segnali elettrici nel cervello possano indicare e potenzialmente prevedere il peggioramento del deficit cognitivo lieve.

"Noi abbiamo osservato due aspetti principali: uno, - evidenzia Tamagnini - il fatto che l'attività elettrica del cervello di persone con la demenza è significativamente diversa da quella di persone delle stessa età senza demenza, questo non è nuovo ma una buona ripetizione di quello che era già stato visto; la novità sta nel fatto che abbiamo seguito in due anni una popolazione di persone con deficit cognitivo lieve che è quella condizione che può portare o meno allo sviluppo di demenza Alzheimer. Quindi è chiave riuscire ad avere uno strumento di diagnosi precoce capace di prevedere se una persona svilupperà o meno demenza Alzheimer. Abbiamo pertanto analizzato l'attività elettrica di 20m sammarinesi con deficit cognitivo lieve e abbiamo visto che la sottopopolazione che converte a demenza entro due anni ha una attività elettrica significativamente diversa. E attraverso una analisi matematica, informata dai miei collaboratori Marc Goodfellow, Luke Tait e Dominic Dunstan (che hanno lavorato su dati acquisiti dalla UOC Neurologia guidata dalla Dott.ssa Guttmann), riusciamo a prevedere con una sensibilità del 50% - non molto alta - ma una specificità del 90%se una persona con deficit cognitivo lieve convertirà o meno a demenza. Questo è un punto iniziale importante. Noi non abbiamo finito la ricerca in verità, abbiamo finito l'acquisizione dei dati e siamo a un buon punto per l'analisi dei dati. Dobbiamo completarla e cercare d aumentare quella sensibilità che al 50% che non mi piace".

Da diversi anni San Marino raccoglie in un database tutti i casi di persone con diagnosi di patologie neurodegenerative. Attualmente sono seguiti 505 pazienti con disturbi neurocognitivi. Si tratta di 276 donne e 229 uomini, con un’età media di 79,82 anni. "I dati della ricerca AlzSM, incoraggianti. Rappresentano un primo passo ma consentono all'Unità Operativa di Neurologia dell'Ospedale di Stato – conferma il Primario Susanna Guttmann – di guardare con fiducia al futuro”. “E' stato piuttosto faticoso partire – spiega - poi lo studio è andato avanti in modo molto snello. I dati ci permettono di sperare di poter utilizzare un esame semplice che abbiamo in ospedale, poco costoso e non invasivo (l'elettroencefalogramma) e che ci può aiutare ulteriormente in una diagnosi precoce di questa terribile malattia”. La situazione Alzheimer a San Marino?Rispecchia quella degli altri Paesi. Chiaramente San Marino ha una qualità di vita e una aspettativa di vita estremamente favorevole e questo quindi ci mette di fronte anche alla comparsa di condizioni che possono minare questo aumento dell'età. L'età e sesso femminile sono fattori non modificabili e che però possono anche determinare più facilmente l'insorgere della malattia. Quindi, prima noi riusciamo a fare una diagnosi, prima speriamo di poter utilizzare delle strategie terapeutiche che non sono solo farmacologiche ma sociali e assistenziali che danno valore aggiunto importante. Capitolo farmaci: due di recente uscita, sono stati elaborati per rallentare il decorso dell'Alzheimer: una buona notizia per una malattia ad oggi purtroppo incurabile. “E' iniziata questa nuova era di farmaci che sono degli anticorpi monoclonali, farmaci biologici, che agiscono verosimilmente modificando queste alterazioni che si verificano a livello cerebrale, soprattutto a carattere degenerativo e infiammatorio, quindi si va davvero incontro alla possibilità di rallentare – non si parla ancora di guarigione - l'estrinsecazione di questa malattia. Sono però farmaci molto costosi, che agiscono in una fase molto iniziale della malattia quindi ciò imporrebbe di fare una diagnosi precoce”.

Nel video l'intervista al Prof. Francesco Tamagnini, Coordinatore ricerca AlzSM e Susanna Guttmann, Primario UOC Neurologia Iss. 





Riproduzione riservata ©