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Operazione Tapiro: San Marino anticipò l'indagine

18 feb 2004
Operazione Tapiro: San Marino anticipò l'indagine
La Magistratura sammarinese ha anticipato l’indagine della Procura di Rimini e dei Nas di Bologna, stroncando sul nascere la vendita di farmaci e principi attivi illegali, interrompendo il loro commercio quando ancora non si sapeva se erano pericolosi. L’operazione Tapiro con i suoi 25 ordini di custodia in carcere, 29 arresti ai domiciliari, 148 perquisizioni e 44 indagati, vede il contributo determinante dell’autorità giudiziaria sammarinese che, un anno fa, consegnò ai colleghi italiani i farmaci sequestrati alla Biochem di Dogana, permettendo così di testare prodotti chimico-farmaceutici usati per mantenere alta la produzione delle carni di bovini, suini, polli e tacchini. Nel 2001, il tribunale del Titano aprì un’inchiesta che si concluse il 25 giugno del 2002 con la condanna a 3 mesi di prigionia del titolare della Biochem, reo di aver commercializzato prodotti farmaceutici senza la necessaria autorizzazione. Nella primavera dello stesso anno, il Congresso di Stato deliberò la sospensione della licenza per l’azienda di Dogana e, sempre in quei mesi, arrivò la rogatoria con la quale l’Italia chiedeva la collaborazione dell’autorità giudiziaria sammarinese, per far luce sul traffico di farmaci. Un anno dopo gli inquirenti italiani chiesero di poter avere i farmaci sequestrati alla Biochem dal nostro tribunale. All’interno del territorio sammarinese questi prodotti non furono mai posti in vendita ed è facile presumere che la loro consegna ai Nas diede una spinta fondamentale alle indagini. Nell’autunno dello scorso anno una nuova rogatoria chiedeva a San Marino di verificare se la Biochem avesse continuato ad operare. Le indagini disposte dalla magistratura escludono che questo possa essere successo, ma la richiesta italiana fa ipotizzare che qualcuno possa essersi servito dell’intestazione o di documenti della Biochem, finita così nell’operazione Tapiro. Ricordiamo che le indagini hanno scoperto una organizzazione criminale che faceva capo inizialmente a Rimini, poi estesa in tutto il nord Italia. Una associazione criminosa che secondo gli investigatori, commercializzava sostanze medicinali guaste o imperfette, utilizzabili sia per la cura dell’ uomo che degli animali, pericolose per la salute pubblica.

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