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Politica dei redditi, sindacati: “Dritti verso lo sciopero generale”

Csdl, Cdls e Usl in piena fase di mobilitazione. Denunciano il silenzio del Governo rispetto alle proposte avanzate per tutelare i redditi di lavoratori e pensionati

di Annamaria Sirotti
26 nov 2023

La manovra arriva in Aula e si alza il livello della mobilitazione: sarà sciopero generale, se non arriveranno aperture al confronto, per inserire le proposte dei tre sindacati nel bilancio previsionale. Bollano il Governo di "autoreferenzialità", perché presenta una finanziaria “senza averla prima illustrata” alle parti sociali. Denunciano "assenza di risposte" alle richieste - reiterate da tempo - di aprire un tavolo di confronto sulla politica dei redditi, per concordare misure concrete a sostegno delle fasce deboli, proteggere i redditi da lavoro e da pensione dal caro-vita. Davanti all’inflazione che impenna, per i sindacati, "non bastano gli aumenti contrattuali, raggiunti in quasi tutti i settori"; e tornano a ricordare le proposte: recuperare il 10% del potere d’acquisto perso per i redditi fino a 25mila euro, da ridursi in proporzione e fino ad azzerarsi oltre i 35mila euro. Adeguare gli assegni familiari, passando dall’aumento previsto del 10%, fino al 30%. Modificare i criteri di accesso al reddito minimo familiare, includendo così una platea più ampia rispetto ai soli 3 nuclei, che ne beneficiano attualmente. “E’ inaccettabile – concludono Csdl, Cdls e Usl – che lo Stato non si prenda cura dei propri cittadini, sulla soglia di povertà”.





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