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Vacanze e foto dei minori on line: quali sono i rischi che si nascondono dietro allo sharenting?

Ce lo spiega Rosita Guidi, psicologa scolastica a San Marino, che sottolinea: "Alla base di ogni comportamento che mettiamo in campo serve la consapevolezza di quali siano le conseguenze di quello che stiamo facendo"

di Angela Giuccioli
2 ago 2023
Vacanze e foto dei minori on line: quali sono i rischi che si nascondono dietro allo sharenting?

Estate tempo di vacanze. E di foto. Ma se una volta gli scatti erano ad uso privato, per rivivere quei momenti con le persone più vicine, ora tutti quanti notiamo che quando scorriamo le pagine dei nostri profili social siamo assaliti da foto di bambini sorridenti, al mare, in montagna, mentre mangiano o quando fanno qualche esperienza con i propri genitori. E' stato addirittura coniato il termine "sharenting" per descrivere il fenomeno di una condivisione online costante da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli. Il neologismo, deriva dalle parole inglesi “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità).

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Rosita Guidi, psicologa scolastica a San Marino.

Dottoressa quali sono i rischi principali che si celano dietro questa costante condivisione di immagini?

I bambini nascono e li riprendiamo. Durante tutte le loro principali conquiste abbiamo un cellulare davanti al viso per fotografarli o filmarli: loro crescono e sono abituati ad essere ripresi. Sanno che ogni esperienza che vivono con i loro familiari o gli amici sarà condivisa per essere mostrata a tutti in rete. Quello che troppo spesso i genitori sottovalutano è che radicare questo tipo di abitudine nei bambini li porterà a loro volta a replicarlo: fotografare e condividere diventa un binomio che ripeteranno quando saranno prima ragazzi poi adolescenti.

Ci sono delle norme che si violano con la condivisione di foto di minori?

La Legge sulla privacy tutela tutti i minori, come sancito anche dalla Convenzione dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e normato dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, ma per quanto riguarda i figli sono gli stessi genitori a dover agire da tutori della privacy. Dovrebbero essere quindi loro a garantire la riservatezza. La pubblicazione delle foto lede anche l'immagine stessa dei bambini che dovrebbe essere tutelata, ancora di più nell'epoca dell'intelligenza artificiale in grado di stravolgere in modi impensabili una foto.

Quali sono invece i rischi principali nei quali si incorre?

Sul fronte dei rischi che il minore stesso corre quando è davanti ad una sovra esposizione della sua immagine, c'è innanzitutto quello che sia più facilmente vittima di adescamenti: non solo on line, ma anche nella vita di tutti i giorni. Senza rendercene conto offriamo al mondo intero informazioni importanti su noi stessi, sui nostri figli, sulle nostre passioni, su quali siano i luoghi che frequentiamo o quando non siamo in casa. Tutto questo viene sottovalutato e non vengono appresi appieno i rischi che comporta mettere in rete così tante informazioni. Con le fotografie dei bambini on line ovviamente c'è anche l'ulteriore rischio che le loro immagini vengano utilizzate e diffuse in canali di pedopornografia: quello che a volte noi leggiamo come carino e buffo potrebbe essere tragicamente letto in maniera diversa da chi commette questo tipo di reati.

E le foto che gli stessi minori diffondono in rete?

I genitori non sono solo responsabili delle foto che pubblicano dei loro figli, ma anche di quelle che gli stessi figli pubblicano di altri minori. Sotto i 14 anni il genitore è l'unico responsabile dei contenuti pubblicati on line, dai 14 anni possono essere sentiti dal giudice anche i ragazzi. Quando si parla di social viene sottovalutato WhatsApp: i contenuti fotografici e i video che nelle chat si scambiano i ragazzi, sono soggetti alle stesse norme che valgono sugli altri social. In questo anno di lavoro nelle scuole, ho tastato con mano come spesso i contenuti che circolano sono inadeguati e forti: la scuola deve vigilare, ma spetta alle famiglie un ruolo educativo sul peso che può avere la condivisione di foto e video.

Dove nasce questo costante bisogno di condivisione?

Siamo una società dove il voyeurismo è dilagante: a tutti piace guardare e farsi guardare. Andando un po' più in profondità possiamo evidenziare che l'idea che noi abbiamo di noi stessi passa anche da quello che gli altri pensano di noi. Questo ci porta ad una costante ricerca di like: dobbiamo mostrare i figli più belli, la famiglia più felice, la vacanza più memorabile. Lo facciamo tutti quanti, ma quando si ha una responsabilità genitoriale è necessario sapere sempre in quale direzione si sta andando: alla base di ogni comportamento che mettiamo in campo serve la consapevolezza di quali siano le conseguenze di quello che stiamo facendo, così da orientare l'educazione dei nostri figli. Bisogna prevenire ed aiutare. E' importante essere un reale modello di riferimento per indirizzare le loro scelte.





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