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Cotes: "Non siamo noi ad aver fatto saltare il tavolo"

La COTES replica alla Fiom CGIL riminese rigettando le accuse di responsabilità per il mancato accordo con i lavoratori.

2 apr 2024
Cotes: "Non siamo noi ad aver fatto saltare il tavolo"

“Era già tutto pronto, l’ipotesi di accordo generale, le intese di carattere economico, la gradualità degli esodi, il rispetto dei contratti e degli appalti. Dopo un lungo mese di trattative, la FIOM CGIL ha però deciso di inasprire i toni.” La COTES punta il dito sull’organizzazione sindacale, ritenendola responsabile di aver alzato i toni di un confronto fino a pochi giorni fa sereno e costruttivo. Un atteggiamento che di fatto sta provocando un clima di conflittualità e agitazione, che rischia di portare a percorsi poco proficui per i dipendenti e per l’azienda. “Abbiamo alle spalle 44 anni di storia aziendale - rilevano i vertici di COTES - segnata dal rispetto di tutti i diritti e le spettanze dei lavoratori, con massima puntualità e precisione, contribuendo al benessere e alla serenità di centinaia di nuclei familiari. Con gli stessi criteri ci stavamo muovendo in questo difficile momento storico”. L’azienda non è risultata aggiudicataria di nessun Lotto, in Italia, nelle gare indette nel 2023 per le attività di rete tradizionale e la realizzazione di infrastrutture di telecomunicazioni finanziate da contributi pubblici (PNRR), con conseguente perdita della maggior parte dei territori di competenza in Romagna e in Umbria e drastica riduzione delle lavorazioni appaltate, precludendo ogni possibilità di ottenere nuovi lavori per almeno un triennio. Di qui la necessità di procedere con la cessazione progressiva, nel 2024, dell’attività nei siti produttivi di Rimini e Perugia. Nell’intento di salvaguardare al meglio i dipendenti, si è avviata una trattativa con le Organizzazioni Sindacali, che ha portato a definire il ricorso agli ammortizzatori sociali, la corresponsione anticipata del TFR, incentivi all’esodo graduale e l’utilizzo dell’assegno di ricollocazione. Unica condizione: il rispetto delle esigenze di completamento dei lavori prima dell’avvio dell’esodo dei dipendenti. Tutto questo avrebbe evitato situazioni di disagio reciproco, garantito un passaggio indolore e garanzie solide per tutti i lavoratori dell’azienda. Invece, nell’attesa della firma dell’accordo, i Sindacati non hanno posto alcun freno alla preoccupante accelerazione nei licenziamenti volontari che ha visto le dimissioni di circa un terzo della forza lavoro complessiva. Un atteggiamento irresponsabile che compromette anche la possibilità di assicurare una continuità lavorativa per i prossimi anni, con il possibile subentro di nuovi investitori. Ora spetta alle Organizzazioni Sindacali e alla RSU evitare situazioni ancora peggiori.

cs Cotes




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