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Elego: "Amministrare una cosa pubblica"

15 dic 2020
Elego: "Amministrare una cosa pubblica"

Ci sono promesse e promesse: quelle di pinocchio, quelle da marinaio, ma quando sono i politici a spingersi oltre alle possibilità ed a fare promesse che a priori sanno di non poter mantenere cosa succede? Nulla, perché il popolo si sa, soprattutto quello sammarinese, dimentica in fretta, non sorge mai, come se i politici tutto possano: e mai nulla succede. Si pensava che al peggio non ci fosse fine e che più in basso di così il nostro Paese non potesse andare. Abbiamo assistito ad una campagna elettorale piena di promesse, provvedimenti e cambiamenti, hanno cercato di convincerci che il “nuovo", rappresentato dai duri e puri, avrebbe finalmente governato e dato una svolta al Paese. Ma la fiducia ricevuta, non è mai stata ripagata. E le promesse si sono rivelate vane, purtroppo anche a causa del Coronavirus. Eravamo sicuri che il governo con la forza dei suoi numeri, delle relazioni internazionali e della giustizia avesse gestito meglio la situazione Paese. Invece assistiamo ad un agire politico totalmente scollato dalla realtà e la pandemia ha reso ancor più evidenti bugie e contraddizioni. Noi di Ēlego siamo sbalorditi dalle irrazionali parole del Segretario di Stato per la Sanità, espresse in questi giorni in diversi ambiti giornalistici, dando rilievo che chiunque non si vaccini e si ammali di Covid debba curarsi a proprie spese. Riteniamo che, oltre ad essere fuori luogo, siano lesive della dignità della persona ed ancor più sono oltraggio delle scelte politiche del lontano 1955, fatte in seno al Consiglio Grande e Generale, con grande senso di responsabilità e vicinanza alle problematiche sanitarie dei cittadini. Gli elettori hanno voluto credere e dare ancora una volta fiducia a chi loro prometteva il vero cambiamento, anche alla luce di ciò che era stato fatto dai banchi dell’allora opposizione, perché credevano che il nostro Stato, ormai alla deriva, potesse risollevarsi. E che lo avrebbero fatto con la loro preparazione, la loro esperienza, con la forza delle loro idee, con la loro trasparenza, con la forza dei loro rapporti internazionali e con la forza del confronto. E che tutto questo lo avrebbe fatto tagliando col passato. Ma poi c’è la realtà. E allora scopriamo, alla luce della relazione della Commissione di Inchiesta, che poi così chiare le posizioni di qualche Consigliere che siedono ancora in aula non lo sono e non ci riferiamo solo a chi deteneva o ancora detiene percentuali di quote in società. Scopriamo che quei rapporti con l’Italia e con gli organismi Internazionali non ci sono, lo dimostrano una politica estera apparente e le dichiarazioni a margine della Commissione Finanze, addirittura il governo non riesce a piazzare i titoli di stato, con un tasso allettante e dovrà fare un prestito ponte, sperando poi di riuscire a piazzarli nel 2021, senza dare le giuste garanzie di poter rientrare senza gravare sui cittadini. Scopriamo che la gestione della giustizia è diventata un campo di battaglia, e servirà ancora molto tempo per tornare alla normalità, perché il ripristino dello Sato di diritto non si può ottenere a suon di numeri e forzature. Scopriamo che quel dialogo e quel confronto tanto sbandierato è inesistente, lo dimostrano i continui comunicati, preoccupanti, delle associazioni di categoria, cosa ancor più lesiva per la Repubblica visto il momento che sta affrontando. Scopriamo che gli imprenditori, i lavoratori autonomi, i liberi professionisti, sono stati lasciati soli nell’affrontare la crisi pandemica, inascoltati, privati di ogni aiuto economico: si sono dovuti rimboccare le maniche per poter continuare la propria attività. Ma abbiamo capito anche altre cose, ad esempio che la poltrona piace ed è difficile lasciarla, anche quando sono evidenti le incompatibilità o le incapacità, che il governo ed i partiti che compongono questa maggioranza, spendono più energie a cercare il modo per andare d’accordo, che nel cercare di individuare i provvedimenti per risollevare il paese. Che le disparità sociali si stanno ampliando sempre più, ad esempio tra settore privato e pubblico, nel quale c’è chi ancora ha privilegi che il nostro paese non può più permettersi. Così come lo Stato chiede sacrifici e rispetto delle regole, anche il cittadino ha il diritto ad uno stato che si preoccupi di lui, non solo di alcuni. E allora ci viene in mente la figura del buon padre di famiglia. Un buon padre di famiglia, per i suoi figli e per la sua famiglia pretende il meglio.  Quindi quando un politico promette di amministrare la cosa pubblica, promette di amministrare al meglio il denaro pubblico a disposizione, promette di non sperperare inutilmente nemmeno un centesimo di questo patrimonio. Un buon padre di famiglia non può permettersi di non sapere in che modo saranno impegnati i soldi e non può permettersi di non comunicarlo al resto della famiglia.  Quando un politico sostiene di non saperlo e/o non comunica alla cittadinanza come si intende utilizzare i soldi pubblici, dichiara la propria inadeguatezza ad amministrare lo Stato. A San Marino, purtroppo, ci sono esponenti politici che si dichiarano all’oscuro delle sorti dell’amministrazione e/o che non condividono col Paese (la famiglia, per intenderci) le decisioni prese in merito. Duole ammetterlo, ma questa è la dura realtà.

c.s. Elego 


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