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Rete: "Meeting dei dibattiti scomodi"

26 ago 2015
Movimento RETE
Movimento RETE
Anche quest’anno si parla di Meeting. Dalla stampa emergono i contrasti durante la kermesse ma poco esce dalle bocche dei nostri rappresentanti se non per presentare gli incontri istituzionali di alto spessore come S.E. Rula Ghani first lady della Repubblica islamica dell'Afghanistan che al meeting ha detto: “Voi europei dovreste dibattere gli aspetti più umani del problema della immigrazione, individuando i modi per trattare in modo umano queste persone, in modo che non si sentano così disperate da perdere la speranza. Sono persone che hanno vissuto situazioni difficilissime e hanno anima e speranza. Parliamo di esseri umani. "
Questa frase, detta da una persona che si batte per il riconoscimento della dignità della donna in un paese dove è difficile anche solo accettare che la moglie del premier prenda posizione pubblicamente, spezza i confini, abbatte i muri delle menti, delle nazioni facendoci capire che forse quei confini non sono più limiti ma possibili garanzie di autonomia e libertà. Lo capiamo però solo quando conosciamo le esperienze di quelle persone che in quei limiti vivono tutti i giorni, tessono amicizie e rapporti.
Diverse sono le posizioni di chi invece i limiti non li abbatte ma li crea, come le infelici affermazioni del padre domenicano Giorgio Carbone e del dott. Renzo Puccetti. Le frasi son di quelle da far rabbrividire "Le coppie omosessuali sono più esposte a malattie cardiovascolari e suicidio” ha affermato il primo. “Quelli tra omosessuali non sono veri matrimoni perché manca la relazione sessuale a fini riproduttivi” ha ribadito il secondo che probabilmente, per estensione, ritiene anche che i matrimoni tra persone che scelgono di non avere figli, o che non possono averli per problematiche legate alla sterilità o per aver superato l'età fertile, non sono da considerare veri matrimoni.
Un teatrino che ci riporta direttamente alle giornate medievali ed evidentemente talmente difficile da sostenere da determinare l’immediato fermo dei dibattiti dedicati alla fantomatica "teoria gender”.
Ma ormai la frittata è stata fatta e al di là della sospensione dei dibattiti rimane l’amaro in bocca per affermazioni omofobe assai pericolose per un paese in cui i diritti civili faticano ad essere riconosciuti.
Da parte dei nostri rappresentanti politici non una parola, meglio non schierarsi ed evitare l’argomento, meglio non svegliare il can che dorme. Fatto sta che San Marino, nonostante il “risparmio” di ventimila euro nell’organizzazione del meeting, si rende partecipe e finanziatore della manifestazione. Ricordiamo che l'anno scorso i dirigenti del Meeting sono stati rinviati a giudizio per truffa ai danni di ente pubblico, accusati di aver percepito finanziamenti irregolarmente. Secondo le indagini della Guardia di Finanza gli indagati avrebbero inserito nei bilanci perdite fittizie per richiedere, e ottenere, contributi pubblici a cui altrimenti non sarebbero potuto accedere. 310 mila euro ricevuti da Provincia di Rimini, Camera di commercio di Rimini e Regione, sarebbero stati ottenuti proprio grazie ai rendiconti “ritoccati”. Indagini che paiono fondate, considerato che la Fondazione Meeting si è impegnata a restituire parte dei contributi ottenuti illecitamente.
Tramite interpellanza, il nostro movimento aveva chiesto di verificare se anche i bilanci presentati a San Marino per ottenere finanziamenti fossero stati "ritoccati". Naturalmente il governo ha preferito fare orecchie da mercante, non controllando nulla e continuando a finanziare la manifestazione.
Continuiamo a considerare imbarazzante l'utilizzo di soldi pubblici per finanziare una manifestazione che, tra i fatti di ieri e di oggi, diventa palcoscenico di episodi che nulla hanno a che fare con l’idea di unione e amicizia fra i popoli.
Forse il passaggio più significativo su cui riflettere è stato l’invito a «respingere l’autoreferenzialità, in tutte le sue forme, a saper ascoltare chi non è come noi, imparando da tutti, con umiltà sincera.” Invito di Papa Francesco a Comunione e liberazione di marzo scorso. Parole chiare che descrivono, e insieme denunciano, il comportamento più simile a quello di un clan e di una lobby che non a quello di una comunità che si definisce cristiana.

Comunicato stampa
Movimento RETE

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