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Il processo Mazzini arriva a Strasburgo, Giuseppe Roberti ricorre alla CEDU

di Sara Bucci
17 ago 2023

Un attacco al processo Mazzini. Si è rivolto a Strasburgo Giuseppe Roberti, già presidente della Banca commerciale sammarinese, dove venne trovato il conto intestato all'eroe del Risorgimento, e che diede poi il nome al procedimento ribattezzato “tangentopoli sammarinese”. La scelta di bussare alla porta all'organo giurisdizionale volto ad assicurare il rispetto della CEDU da parte degli Stati, nasce proprio da un principio cardine della Carta, il diritto ad un'equa udienza davanti ad un tribunale indipendente ed imparziale, immune da qualunque condizionamento. Principio – secondo il ricorrente - lontano anni luce da un processo caratterizzato da pressioni politiche tali da non garantire imparzialità e serenità di giudizio. Il tema in ballo non sono assoluzioni o proscioglimenti ma se ci siano stati indagine giusta ed un processo corretto. La contaminazione politica-giustizia e le conseguenti pressioni non sono argomenti nuovi nel Mazzini, furono al centro della richiesta di ricusazione del Giudice d'appello, Francesco Caprioli. Che fu rigettata, come è noto, dal momento che è del giurista torinese la sentenza d'appello che gli stessi “mazziniani” chiedono di rispettare, dal momento che ha annullato le confische per equivalente, e che a tutt'oggi Giuseppe Roberti ha ancora l'intero patrimonio “congelato”. Vedremo se le stesse argomentazioni avranno altro esito a Strasburgo, Per il momento il ricorso - presentato tre mesi fa dagli avvocati Rossano Fabbri e Stefano Pagliai - è ancora in fase embrionale. Dovesse comunque superare gli stretti filtri di ammissibilità si potrebbe in futuro e - dopo tutti i lunghi step previsti dall'iter -  concretizzare uno scenario particolare, dal momento che giudice di San Marino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo è Gilberto Felici, che fu giudice di dibattimento in primo grado del Mazzini.





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