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Rimini Yacht: un nuovo indagato

10 feb 2015
Rimini Yacht: un nuovo indagato
Rimini Yacht: un nuovo indagato
C'è un nuovo indagato nella vicenda di Rimini Yacht di Giulio Lolli, l'imprenditore bolognese latitante in Libia al centro di due inchieste delle procure di Bologna e Rimini, per bancarotta e per la cessione a più proprietari di decine di imbarcazioni con immatricolazioni fittizie. Si tratta di un ex dipendente della Rimini Yacht, indagato per favoreggiamento dello stesso Lolli. La compagnia della Guardia di Finanza di Rimini, coordinata dal sostituto procuratore Davide Ercolani - che su Lolli ha aperto una maxi inchiesta nel 2010 - ha eseguito una perquisizione domiciliare, sequestrando computer e cellulari alla ricerca dei collegamenti col 'pirata' in affari a Tripoli. Per la Procura l'ex dipendente - 55 anni, riminese - ora imprenditore con una società a Bellaria che commercializza imbarcazioni, starebbe aiutando Lolli a rimettersi nel giro delle barche di lusso, producendole e vendendole con il placet delle autorità libiche. Nel 2010, quando le truffe di Lolli furono denunciate, anche l'ex dipendente finì indagato. Per le società di Lolli si occupava proprio della commercializzazione delle imbarcazioni, ma dalla maxi inchiesta uscì con un proscioglimento. Oggi a distanza di 5 anni, gli inquirenti sospettano che Lolli sia ricorso ai vecchi amici per riprendere "il mare" e il business senza dover tornare in Italia. Lo scorso 23 maggio lo stesso Lolli, irreperibile da anni, aveva patteggiato davanti al Gup di Bologna Alberto Ziroldi una pena di 4 anni e 4 mesi per l'accusa di aver corrotto i finanziari incaricati delle verifica fiscale sulla Rimini Yacht, la sua società (poi fallita). "Non è con Lolli che si stava trattando per commercializzare imbarcazioni in Libia - spiega il difensore Pier Paolo Piccini - ma direttamente con il ministero della Difesa libico che avrebbe sottoscritto con la società italiana del mio cliente un accordo di cooperazione economica per costruire e commercializzare imbarcazioni e gommoni per uso civile e militare a Tripoli". Ci sarebbe anche una lettera del funzionario del ministero della Difesa libico che chiede collaborazione al console generale italiano a Tripoli per un'assistenza per le pratiche burocratiche. Trattative iniziate nel 2014 ma che dopo un "non hanno avuto seguito, nessuna barca è stata venduta, nessuna barca è stata costruita, né ci sono passaggi di denaro", ha concluso l'avvocato.

st

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