Turchia: il bilancio si aggrava, il turismo affonda

Nessuna rivendicazione, ma tenendo buoni gli indizi raccolti dalle autorità turche si allunga l'ombra dell'Isis sulle immagini del terrore registrate all'interno di quel bersaglio ad altissima visibilità che è l'aeroporto Ataturk di Instanbul. 41 morti, (tra cui 13 stranieri) e 239 feriti i numeri della carneficina, che ricade a due anni esatti dalla proclamazione del Califfato e che nelle modalità ricalca quelle dell'attacco a Bruxelles. Le indagini proseguono senza che nulla filtri dal riserbo imposto da Erdogan: già effettuata l'autopsia sul corpi dei 3 kamikaze che ieri sera hanno aperto il fuoco ai controlli di sicurezza del terminal internazionale, prima di farsi esplodere tra la folla. Si tratterebbe di stranieri, ma altro non si sa. Sette i componenti del commando, compresa una donna arrestata nella notte. Ma anche qui il condizionale è d'obbligo: insomma al momento l'unica cosa certa è che l' attentato diventa il colpo di grazia ad un settore, (quello turistico, 92 miliardi, il 13% del Pil) in piena crisi emorragica dopo nove attentati in meno di un anno.
E mentre c'è la corsa al ritorno alla normalità, gli analisti ipotizzano il possibile movente e puntano il dito sulla virata in politica estera di Erdogan, e sul tributo di sangue costretto a pagare dopo l'avvicinamento ad Israele ed alla mano tesa alla Russia, con scuse formali inviate a Putin 7 mesi dopo l'abbattimento del jet russo. Proprio ieri, nel nostro tg, vi abbiamo dato conto in un contesto più ampio dei profondi cambiamenti che l'intero scacchiere mediorientale poteva andare incontro per il cambiamento di rotta di Ankara. A partire dallo scalpore per il ritardo di quelle scuse. Che il leader del Cremlino ha accettato proprio oggi, condannando l'attacco al cuore di Instanbul