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Cancro: il 40% dei casi può essere evitato grazie allo stile di vita. I consigli dell'esperto per prevenirlo

Secondo i dati, aumentano i malati di tumore in Europa ma diminuisce la mortalità. Con screening mirati il cancro può diventare una normale malattia da cui si può guarire

di Silvia Fabbri
10 feb 2024
Il Professor Roberto Orecchia
Il Professor Roberto Orecchia

In Europa oltre una persona su 20 ha avuto esperienza diretta con il cancro. Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità - divulgati in occasione del World Cancer Day, celebratosi lo scorso 4 febbraio - fra il 2010 e il 2020 ben 23,7 milioni di persone hanno ricevuto una diagnosi di tumore: il trend è aumentato ogni anno del 3,5% e del 41% in totale, complice anche la popolazione sempre più anziana. Prevenzione primaria e diagnosi precoce sono dunque ogni giorno più indispensabili, se si pensa che il 40% dei casi di tumore - secondo AIOM, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica - può essere evitato grazie a stili di vita sani
Abbiamo chiesto a Roberto Orecchia, Direttore Scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano quali sono gli screening indispensabili e qualche consiglio per restare in salute.

Professore a cosa è dovuto questo aumento dell'incidenza di tumori?

L’incidenza è effettivamente aumentata un po’ in tutta Europa: in Italia, in due anni, sono quasi 20mila i casi in più, secondo i dati del report “I numeri del cancro” in uscita ogni anno. A questo dato si associa però un elemento positivo: la diminuzione della mortalità. Il cancro è infatti legato all’avanzamento dell’età e in qualche modo va in parallelo con l'aumento dell’aspettativa di vita media della popolazione, che in Italia ormai ha raggiunto valori molto elevati: 84-85 anni nelle donne e 80-81 negli uomini. Le persone dunque invecchiano perché ci sono le condizioni affinché questo si verifichi.
Un altro tema è quello relativo allo stop degli screening principali - avvenuto a livello mondiale, europeo e italiano - durante la pandemia, soprattutto di quelli più diffusi, come quello per il tumore alla mammella (mammografia) o per i tumori del colon-retto. Un’interruzione che ha determinato di fatto, con la ripresa, la registrazione di un valore assoluto più alto di casi rispetto a quello che avremmo osservato se ci fosse stata una progressione graduale, anno per anno. 
In alcuni casi l’aumento è invece legato a un non sufficiente impatto di programmi di prevenzione primaria - ovvero quelli che hanno una ripercussione diretta sullo sviluppo del cancro e sulla sua incidenza -. Ad esempio le campagne antifumo, che hanno avuto successo ma probabilmente non quello atteso. C’è ancora, infatti, in molti paesi, una percentuale non trascurabile - il 20/25% - di fumatori. Peraltro si è assistito all’incremento del fumo nel genere femminile, con un riflesso diretto sulle curve di incidenza per genere. 
Un altro problema è rappresentato dai combinati disposti di più fattori nocivi che fra loro si legano sinergicamente aumentando il rischio di alcuni tipi di tumore. Ad esempio l'insufficiente attività fisica che si unisce al fenomeno dei giovani che - in alcuni casi - eccedono con le bevande alcoliche ed hanno un’alimentazione non adeguata: la sedentarietà abbinata all'obesità aumenta di fatto la possibilità di tumore alla mammella e all'endometrio. Possono quindi esserci delle relazioni fra i vari fenomeni che accrescono il rischio dell’incidenza di tumori. Il fumo, ad esempio, che associamo in prima istanza al cancro al polmone, in realtà - soprattutto se unito all'alcol - aumenta il rischio di sviluppare tumori anche alle vie aeree o intestinali superiori, quindi alla laringe, all'orofaringe, alla trachea e anche alla vescica (poiché questi metaboliti vengono eliminati per via renale). Anche in assenza di fattori di rischio, è in corso - ad esempio - l’incremento nella popolazione non anziana del tumore orofaringeo Hpv (Human Papilloma Virus) correlato. Mentre il vaccino per quest’ultimo virus, somministrato agli adolescenti, ha drasticamente ridotto il numero di carcinomi della cervice - lo vediamo ora, a distanza di tanti anni dall’inizio della campagna vaccinale -l’infezione da Hpv dove non è prevista vaccinazione può incidere, ad esempio, sul cavo orale o faringeo, in una logica di trasmissione sessuale o affettiva. Sono quindi i fattori ambientali o gli stili di vita primari che vanno a costituire l’epigenetica: quest’ultima agisce da modificatore del Dna, causando il possibile e costante incremento dei tumori nella popolazione. La prevenzione diventa quindi fondamentale.

Quali sono gli screening ai quali i cittadini non dovrebbero rinunciare?

Sono quelli di cui abbiamo già parlato:

  • Lo screening contro il carcinoma della mammella: attualmente si sta valutando di anticiparlo a prima dei 50 anni. Stiamo infatti osservando un’incidenza del tumore anche in età più giovanili, soprattutto di alcuni sottotipi molecolari di cancro che colpiscono frequentemente anche in premenopausa o in soggetti molto giovani;
  • Lo screening per il carcinoma dell’utero, anche se - come detto poco fa - l'incidenza si è ridotta grazie alla vaccinazione contro l’Hpv;
  • Lo screening per il tumore del colon-retto, che prevede la ricerca del sangue nelle feci ed eventualmente la colonscopia;
  • Come screening per il cancro al polmone si sta discutendo di un esame - una TAC a basso dosaggio - da effettuare annualmente in soggetti a rischio come forti fumatori con familiarità, per andare ad identificare piccoli noduli sospetti da tenere sotto osservazione o da esplorare.
  • C’è poi un aumento dei tumori della cute, in particolare dei melanomi. La prevenzione primaria dovrebbe prevedere un'adeguata attenzione all’esposizione solare. Tradizionalmente sono tumori legati a determinate aree geografiche: oggi invece la frequente esposizione al sole in giovane età, provoca a distanza di anni l’aumento di nevi e di rischio di melanomi.
  • Solo in caso di familiarità con il cancro della prostata, è bene effettuare dai 50 anni in poi lo screening personale di controllo del proprio PSA.

Ricordiamo che gli screening appartengono alla categoria di prevenzione secondaria, possono cioè - a differenza della prevenzione primaria, in grado di prevenire l’insorgere di tumori -, solo fornire una diagnosi precoce per impattare su maggiori probabilità di guarigione. Non è facile esportare su grandi numeri la predisposizione genetica personale. A livello soggettivo, invece, esistono oggi screening che - in caso di tumori ereditari o di soggetti ad alto rischio - sono in grado di evidenziare alterazioni genetiche molecolari, così come altri marcatori. Si tratta di un semplice esame del sangue (biopsia liquida), da testare su piattaforme multigeniche, oggi di scala abbastanza ampia, e divenute anche alquanto accessibili economicamente (300 dollari circa). Su questi risultati si potrebbero poi concentrare, eventualmente, accertamenti più intensi e specifici. L’ideale sarebbe quindi identificare - su base genetica e molecolare - la popolazione a basso rischio da sottoporre a screening meno intensivo e quella più ad alto rischio - per età e predisposizione genetica - sulla quale fare screening più personalizzati, intensi e mirati. Per ottimizzare risorse, disponibilità e sostenibilità economica e organizzativa.

Parlando di prevenzione: quali sono i consigli che si sente di dare per mantenere uno stato di salute sano?

Di non rinunciare a nulla ma, partendo dai fondamenti:

  • Una dieta equilibrata che preveda tutte le componenti necessarie per la fisiologia umana, evitando gli eccessi.
  • Abolire il fumo. Sugli ambienti esterni non è possibile incidere ma individualmente si può agire sulle proprie abitudini.
  • Fare attività fisica. Anche semplicemente passeggiare, senza necessariamente arrivare a 10mila passi al giorno.
  • Mantenere in equilibrio complessivo il proprio corpo ed evitare lo stress, oggetto di diverse indagini ed associato al cancro per via dei suoi effetti negativi sul sistema immunitario.
  • Non mettere la testa sotto la sabbia: in caso di sintomi meglio consultare un medico e sottoporsi ad accertamenti.
  • Effettuare gli screening necessari.

L’obiettivo è quello di trasformare il cancro in una malattia come tutte le altre, dalla quale si può anche guarire. Con la parola “cancro” - indipendentemente dall'organo in cui origina - si identificano oggi tantissime varianti e la quota di tumori che presentano alterazioni simili sono il 30% o più. Per questi esistono farmaci agnostici che colpiscono un’alterazione molecolare specifica che prescinde dalla sede di insorgenza. In Italia sono 4 milioni coloro che hanno avuto il cancro e che da almeno 5 anni non hanno avuto più manifestazione di malattia. Costoro si possono considerare guariti, secondo l’approvazione avvenuta anche in Italia, della legge sull’oblio oncologico.









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