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ANIS: “Qual è la politica industriale per lo sviluppo delle aziende e per rendere più attrattivo il nostro sistema? La concessione di 40 anni sugli ampliamenti dei siti produttivi è un chiaro No agli investimenti”

6 ott 2021
ANIS: “Qual è la politica industriale per lo sviluppo delle aziende e per rendere più attrattivo il nostro sistema? La  concessione di 40 anni sugli ampliamenti dei siti produttivi è un chiaro No agli investimenti”

L’esigenza di ampliare il proprio stabilimento, così come insediarne uno nuovo, fa parte delle normali virtuose dinamiche imprenditoriali di un’azienda manifatturiera ed è un segnale molto positivo, perché significa che tali aziende stanno lavorando bene e vengono premiate dal mercato. Eppure in una fase delicata per la stabilità del nostro sistema economico, dove anche gli esperti del Fondo Monetario Internazionale hanno rimarcato come il tessuto industriale stia tenendo a galla il Paese - in termini di occupazione, reddito e gettito - la necessità di espandersi risulta decisamente malvista e osteggiata dalla maggioranza di Governo, a tal punto che viene dichiarata bellamente e con soddisfazione sui giornali. L’elemento di discussione riguarda proprio gli ampliamenti dei siti produttivi che, nel caso in cui vengano interessati terreni di proprietà dello Stato, per essere realizzati richiedono un iter burocratico e autorizzativo lungo e farraginoso, tanto che talvolta l’orizzonte temporale dell’investimento rischia di venire superato dalle procedure stesse. Invece di fare chiarezza e rendere sostenibili, anche con operazioni compensative, queste dinamiche, la maggioranza ha ideato una nuova procedura che possiamo sintetizzare con un chiaro No agli investimenti. Ha infatti deciso di non approvare più la vendita di tali terreni, a prescindere dal progetto presentato e dal piano di sviluppo implementato dall’azienda, e al suo posto di consentire esclusivamente una concessione - comunque onerosa - con un vincolo temporale di soli 40 anni al termine dei quali sia i terreni sia tutto ciò che ci è stato costruito sopra torneranno di proprietà dello Stato. Per le imprese si tratta di una posizione assolutamente incomprensibile e inaccettabile, oltre che grave e dannosa. È facile intuire che con questa premessa nessun imprenditore avrà interesse a investire quindi in San Marino, né quelli già presenti né tantomeno quelli potenziali. E in tal senso è palese la nostra ulteriore preoccupazione: in un contesto internazionale e in particolar modo europeo e italiano in cui si stanno formalizzando nuove strategie industriali, con interventi importantissimi in infrastrutture fisiche e tecnologiche accompagnate da agevolazioni di ogni tipo e risorse ingenti a disposizione delle imprese, questo è il messaggio che San Marino lancia al mercato. Il caso in oggetto è forse più esemplificativo di altri che abbiamo già evidenziato e criticato, ma la domanda resta la stessa: è questa la visione di sviluppo economico per questo Paese? Una domanda che abbiamo più volte posto al Governo in carica, ma anche allo stesso Movimento RETE in un recente incontro. Purtroppo, nonostante i dati e i numeri a supporto delle richieste del comparto industriale, l’atteggiamento nei confronti di un settore trainante come quello che rappresentiamo non è cambiato e questa decisione, comunicata solo attraverso i giornali, ne è la conferma. Auspichiamo quanto prima un chiarimento sulla politica industriale che la maggioranza intende perseguire oggi e in futuro attraverso un confronto franco e aperto che porti a incoraggiare gli investimenti sul territorio e non ad allontanarli. Perché, se ancora a qualcuno non fosse sufficientemente chiaro, San Marino ne ha disperatamente bisogno!

Cs Anis


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